Civati minaccia: «Noi pronti a fare un partito a sinistra del Pd»

13 Dic 2014 14:56 - di Valeria Gelsi

A un passo dalla scissione, pronti a fondare un partito «a sinistra del Pd». Pippo Civati replica con una minaccia alle minacce di Matteo Renzi su un possibile ritorno alle urne senza la minoranza Pd. «Se Renzi si presenta con il Jobs Act e con le cose che sta dicendo alle elezioni a marzo, noi non saremo candidati con Renzi», ha detto Civati nel corso di una iniziativa dell’associazione “È Possibile” a Bologna. «Se Renzi continua così – ha aggiunto – un partito a sinistra del Pd si costituirà sicuramente».

Un’assemblea nazionale «thriller»

Ma Civati ha chiarito che sarà battaglia anche in caso non si andasse al voto: «Se la legislatura proseguirà – ha detto – noi abbiamo un programma e un progetto, ci si rivolge alle forze parlamentari senza guardare alla loro provenienza». Domenica a Roma si terrà un’assemblea del partito che promette di essere più che infuocata. «È un thriller, Renzi decide di notte… Ma io sto sereno, come consiglia di fare lui da tempo: io non ho niente da perdere, qualcun altro ci perse palazzo Chigi», ha detto ancora Civati, mentre sui giornali tutti i retroscena parlavano di un Renzi infuriato e pronto al «redde rationem».

Come è precipitata la situazione

Nuovi episodi, nell’ultima settimana, hanno fatto precipitare i rapporti interni al partito. C’è stato l’incidente di mercoledì, quando il governo è andato sotto in commissione Affari costituzionali alla Camera. Poi c’è stato il sostegno della minoranza allo sciopero generale di ieri. Infine, oggi una nuova sfida in commissione: la minoranza Pd, che lì costituisce maggioranza, è uscita per non votare un emendamento su cui era in disaccordo. La decisione è arrivata al termine di una riunione di gruppo così tesa che le urla si sono sentite in corridoio, sebbene sia stata evitata una rottura vera e propria: i deputati in dissenso – tra i quali Rosy Bindi, Alfredo D’Attorre, Gianni Cuperlo Roberta Agostini – hanno chiesto di essere sostituiti in modo da non mandare nuovamente sotto il governo. «Pronti a rifarlo se le richieste su alcuni punti non verranno accolte», hanno poi chiarito i deputati.

Bersani a Renzi: «Le Costituzioni non le fanno i governi»

«Il governo governi con il sostegno leale di tutti noi, dopodiché non si è mai visto che le Costituzioni le facciano i governi», ha detto poi Pierluigi Bersani, invitando il governo a riconoscere «che temi come quelli costituzionali sono materie parlamentari e quindi se la sbroglino lì. Non vedo la necessità – ha concluso – di accendere fuochi»

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