I cinesi hanno imparato a falsificare anche gli euro: 12 arresti

12 Dic 2014 19:36 - di Monica Pucci

Erano molto più precisi della “banda degli onesti” raccontata da Totò e Peppino, forse anche più bravi di quella banda di napoletani che aveva spacciato perfino le banconote da 300 euro ai tedeschi. Stavolta i maghi del falso euro scoperti sono cinesi: producevano migliaia di euro falsi e li smerciavano tra la Sicilia e la Campania attraverso una organizzazione internazionale. Dodici le persone fermate oggi dai carabinieri a conclusione di un’indagine condotta dal procuratore aggiunto di Palermo Dino Petralia e dai sostituti Geri Ferrara e Claudio Camilleri. Sia le banconote che le monete avevano una qualità di contraffazione così elevata da non essere mai stata riscontrata in precedenza sull’intero territorio dell’Unione Europea. Così, grazie alle intercettazioni e gli appostamenti dei militari, è stato eseguito il più importante sequestro di monete false dall’introduzione dell’euro: un container con 306 mila monete, da uno e due euro, per un importo complessivo di 556 mila euro.

 Un giro di prostituzione con euro contraffatti

La maxi inchiesta sugli euro fasulli è scattata lo scorso aprile, nel corso delle indagini sull’omicidio di Massimo Pandolfo, imprenditore ucciso nel maggio 2013, coinvolto in un giro di prostituzione sessuale minorile. Era emerso che le prestazioni sessuali offerte da un gruppo di minorenni venivano pagate con euro contraffatti. Nell’inchiesta erano state sequestrate 190 monete da due euro, poi analizzate dalla Zecca di Stato. I tecnici avevano stabilito che gli abili falsari sarebbero stati in grado di realizzare grosse quantità di monete, utilizzando lo stesso procedimento della Zecca. Invece di ottenere gli stampi con il bagno galvanico per elettroerosione (tecnica sino ad ora riscontrata), i falsari hanno seguito la più elaborata tecnica della modellazione a mano con apposite matrici e con il chiaro intento di realizzare una sorta di produzione “a ciclo continuo”. Seguendo il flusso del denaro al contrario, a settembre è stato sequestrato un container proveniente dalla Cina. Nel corso di una perquisizione effettuata in un magazzino a Poggiomarino (Napoli), sono stati trovati 306 tubolari di metallo, ognuno dei quali conteneva mille monete da un euro e due euro per un importo complessivo pari a 556.000 euro.

Zhuangxiao si faceva chiamare “Giorgio”…

Il locale era stato appositamente preso in affitto da un’azienda, creata ad hoc per l’importazione delle monete, di fatto gestita da Huang Zhongming, primo punto di contatto in Italia con l’importatore Yong Zhuangxiao. Il cinese Zhuangxiao, detto “Giorgio”, secondo gli investigatori è il vero promotore dell’associazione e si occupava della spedizione del materiale contraffatto in Europa attraverso due terminali in Italia: Zhongming detto “Ming”, che operava a Napoli, e il ghanese Abdulai Seidu detto “Bob/Billy” che si occupava dello smercio a Palermo. Nel capoluogo siciliano, la base per lo smercio degli euro falsi era un negozio etnico, nello storico mercato palermitano di Ballarò, gestito da una coppia di ghanesi. Assieme a loro, si davano da fare anche due venditori ambulanti che frequentano i mercatini rionali. «L’operazione – ha sottolineato Francesco Ferace, comandante nucleo carabinieri antifalsificazione monetaria – dovrà proseguire in Cina, per bloccare la zecca clandestina individuata a Shanghai. Adesso spetta al governo cinese darci una mano».

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