Buzzi, il business dei rom è iniziato con la giunta Veltroni

18 Dic 2014 16:50 - di Guglielmo Federici

Massimo Carminati era un dipendente di Salvatore Buzzi. Lo ribadisce davanti ai giudici del Riesame la figura-chiave dell’inchiesta su Mafia Capitale, presidente della coopoerativa “29 giugno”. Il suo legale ha infatti depositato ai giudici il contratto di assunzione di Carminati  che è ritenuto dagli inquirenti romani a capo dell’organizzazione mafiosa.

Intanto è bufera per l’intercettazione risalente al 20 aprile del 2013 infittisce di particolari politici l’inchiesta: durante la telefonata Buzzi parla con l’imprenditore Giovanni Campenni dell’affaire Castel romano e gli  racconta che il busness sui contributi per i nomadi – la moltiplicazione dei rom per trarre più contributi- era iniziato durante la giunta Veltroni, quando l’allora capo di gabinetto del sindaco, Claudio Odevaine, lo invita a comperare i terreni. L’operazione, poi è stata realizzata grazie al contante di Carminati. «Perché a me -dice Buzzi nell’intecettazione riportata dal Corriere della Sera –una grossa mano me l’ha data per quel campo nomadi Massimo, perché un milione e due, seicento per uno, chi cazzo ce l’ha un milione e due cash? Avevamo preventivato cento, invece che 100 è ventuto 120 eh, 300 mila euro in più, per fatte capì». Poi uno nodo chiave: «…bisognava rifà un altro accordo…non è che tu con Alemanno tu ce poi parlà de soldi…de ste cose…non è cosa».

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