Benigni “teologo” su Raiuno: 33% di share. Rende di meno e costa di più

16 Dic 2014 13:23 - di Lisa Turri

Nove milioni di spettatori e il 33% di share per “I dieci comandamenti” di Roberto Benigni, il megashow andato in onda su Raiuno ieri sera (stasera la seconda puntata) e sui cui costi non è ancora stata fatta chiarezza (si parla di complessivi 4 milioni). Un risultato di tutto rispetto e però va sottolineato che l’attore perde colpi rispetto a La più bella del mondo, spettacolo sulla Costituzione italiana costato alla Rai 1 milione e 800mila euro, che ebbe il 46% di share nel 2012. Spettatori diminuiti anche rispetto alla bella performance sull’Inno di Mameli che caratterizzò Sanremo nel febbraio 2011 e che ottenne il 63% di share. Se ne potrebbe concludere che Benigni costa sempre di più ma rende sempre di meno in termini di pubblico.

Le critiche di Aldo Grasso

Ma non è l’unico appunto: il famoso critico televisivo Aldo Grasso fa notare ad esempio che i dieci comandamenti dicono già tutto nello loro essenzialità, sono esempio di “limpidità e concisione”. Troppe parole attorno a quel decalogo rischiano dunque di apparire “ridondanti”. Un’impresa nella quale però, secondo Grasso, solo un Benigni poteva esercitarsi.

“Parlo di Bibbia o di Rebibbia?”

Nella prima serata dello show il comico ha approfittato dello scandalo Mafia Capitale per strappare qualche risata. Un’insistenza forse eccessiva visto che il tema dello show lo avrebbe dovuto indurre a volare un più alto. “Il tema doveva essere la Bibbia, invece mi tocca parlare di Rebibbia”. Questa una delle battute, cui sono seguiti altri affondi: “Sono felice di essere a Roma, di vedervi tutti a piede libero: con l’aria che tira, siete gli unici in tutta la città, abbiamo fatto fatica a trovare tutte le persone incensurate”. E quindi: “Abbiamo avuto il permesso della Rai, della questura, della Banda della Magliana… possiamo cominciare”. Roma, comunque, “rimane la più bella città del mondo, sotto Natale poi, con gli addobbi, le decorazioni: ce ne sono tantissime, specialmente quelle bianche e blu lampeggianti che hanno messo sopra le macchine per farle vedere meglio, con quei suoni tipo cornamuse. In Campidoglio è pieno”.

“Fermiamoci o perdiamo l’anima”

Poi si entra nel vivo del decalogo biblico: ecco allora Mosè salvato dalle acque, Dio che sceglie di rivolgersi proprio a lui, “un extracomunitario ricercato”, per intimargli di salvare il suo popolo fino alla chiosa finale: “I Comandamenti ci dicono di fermarci: siamo andati talmente di corsa con il corpo, che la nostra anima è rimasta indietro. Fermiamoci – è il monito con cui Benigni conclude – altrimenti l’anima ce la perdiamo per sempre”.

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