Vent’anni fa finiva l’incubo degli assassini della “Uno bianca”

22 Nov 2014 17:47 - di Domenico Labra

Era il 22 novembre 1994 quando fu arrestato Roberto Savi, poliziotto come il fratello Alberto: Roberto e il terzo fratello Fabio, insieme erano a capo della banda della Uno Bianca, gruppo criminale che uccise 24 persone e ne ferì oltre 100 tra Bologna, la Romagna e le Marche, tra il 1987 e il 1994. A rievocare quei fatti delittuosi e il loro epilogo, a 20 anni esatti di distanza, è stato il procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini, all’epoca Pm che coordinò le indagini e condusse l’accusa nel processo. «Ho ricordi indelebili di quella notte – racconta – a partire dal momento dell’arresto di Roberto Savi nel suo garage di via Signorini, dove assisteva a quanto stava accadendo con freddo distacco; al viaggio in autostrada nella notte, avvolti in una nebbia fittissima, verso Rimini, dove Savi sarebbe stato interrogato; ai suoi monosillabi nel rispondere, quasi come un automa, alle domande del magistrati, intercalati da inespressivi ‘positivo’, ‘negativo’».

Il ricordo del Pm che indagò

Giovannini ha ricordato il clima pesante che si respirava tra gli investigatori: «Tra tutti i magistrati che in quella prima fase si occuparono delle indagini c’era sgomento per ciò che stava emergendo, ansia di capire e voglia di fare presto senza commettere errori. In quel momento ci guardava l’intero Paese». Infine, il tema del perdono: «E’ un sentimento personale e riservatissimo. Spesso serve più a placare la coscienza delle vittime che non a rasserenare i colpevoli. In alcuni casi poi i carnefici non sono neppure in grado di comprenderlo».

Il processo e le condanne

«Vent’anni fa, in queste ore, la Romagna e Rimini finalmente si liberarono da un incubo, lungo più di sette anni, chiamato “banda della Uno Bianca”» ha per parte sua ricordato Andrea Gnassi, sindaco di Rimini,  commentando l’anniversario dell’arresto di Savi. «I processi sono stati celebrati – ha aggiunto – e le condanne inflitte; i parenti delle vittime e chi porta con sé ogni genere di cicatrice di quella furia allucinata hanno ricevuto giustizia, anche se non c’è mai sufficiente giustizia per la morte di innocenti, a sangue freddo». Due decenni di distanza. Due decenni dalle  giornate in cui sulle strade della Romagna finì per sempre il folle viaggio omicida di un pugno di assassini.

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