Mutui col contagocce alle famiglie, ma le banche finanziano i ristoranti “Rom”

19 Nov 2014 17:42 - di Luca Maurelli

Nel menu ci sono gli ziti al ragù napoletano e la parmigiana di melanzane, ma anche la mussakà di origine greca e le sarme ripiene di origine serbe, un involtino di foglie di verze lessate con un ripieno di carne macinata e riso più altre spezie. A Scampia, quartiere periferico di Napoli tristemente noto per le storie di Gomorra, si mangia pane e disperazione all’esterno, ma in cucina il cibo napoletano si è alleato con quello dei nomadi nel primo ristorante “italo-Rom”, aperto a pochi passi da quei due campi di nomadi che da anni si segnalano per degrado, scontri con i residenti, roghi tossici e assalti alla ricerca di ladruncoli e spacciatori.

Come a Tor Sapienza, ma qui si mangia bene…

Una situazione simile a quella di Tor Sapienza, dove però i protagonisti non sono gli immigrati accolti dai centri di accoglienza ma le migliaia di Rom che stazionano da anni in quell’angolo del mondo rispetto al quale il Bronx appare come un ridente paesino svizzero. L’ultima protesta è di ieri, guidata dal presidente della Municipalità e dai cittadini esasperati dalle continue colonne di fumo che si alzano dagli accampamenti. Ma intanto, invece di investire sull’ordine pubblico e sulla povertà dei residenti, banche e  istituzioni lavorano per aprire i ristoranti Rom, come “Chikù”, che nasce dall’iniziativa di un gruppo di donne Rom e napoletane e con l’ambizione di essere uno spazio per corsi di cucina multiculturale per adulti e bambini, aperitivi, buffet, feste, percorsi enogastronomici e pedagogici.

Poco credito  alle imprese italiane

Solidarietà, integrazione: tutto bellissimo, se non fosse per il fatto che i soldi ce li ha messi anche il braccio no profit di una banca, la Unicredit Foundation: 140mila euro per la start-up del ristorante nell’ambito di un progetto di finanziamento di iniziative sociali. Tanto di cappello a Unicredit per le buone intenzioni, ma se tutto ciò accade nella peggiore fase di recessione economica del Paese, in cui le imprese italiane chiudono a ripetizione per la stretta sul credit crunch e le famiglie italiane fanno i salti mortali per ottenere un mutuo, il dubbio che forse le priorità sull’utilizzo dei risparmi degli italiani siano altre, è più che legittimo. Proprio ieri Bankitalia ha previsto per il 2015  un ulteriore calo dei prestiti alle imprese e  secondo i dati dell’Osservatorio credito di Confcommercio l’accesso ai finanziamenti, alla fine della prima metà dell’anno, si conferma difficoltoso, costoso e limitato. “Nel secondo trimestre del 2014, rimane critica la capacità finanziaria delle imprese del terziario che, nella maggioranza dei casi (48%), risultano ancora in difficoltà a fronteggiare autonomamente il proprio fabbisogno finanziario (nel trimestre precedente erano il 53%)”.

E le famiglie fanno i salti mortali per un mutuo

Insomma, sostegno col contagocce per le imprese, dalle banche italiane, così come per le famiglie: per la prima volta da cinque anni, il volume dei mutui concessi è salito, ma i dati sono comunque sconfortanti. Il Codacons, ad esempio, spiega che nel 2007 in Italia i mutui erogati per l’acquisto di un’abitazione ammontavano a 62,7 miliardi di euro, mentre nel 2013 le erogazioni sono state pari a 17,6 miliardi di euro, segnando un crollo del 72% in soli 6 anni. Per le imprese targate “Rom”, invece, i soldi ci sono, grazie anche al sostegno del Comune di Napoli, presente in massa all’inaugurazione del ristorante ma assente dalla marcia di protesta contro il degrado dei campi nomadi lì vicino. È forse razzismo dire che prima di pensare a mangiare “Rom” sarebbe il caso di far vivere dignitosamente, da italiani, le famiglie di Scampia?

 Il video con la presentazione del ristorante italo-Rom

 

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