Regionali, Becchi boccia il M5S: «Destinato a percentuali da prefisso»

24 Nov 2014 10:25 - di Carlo Marini

Beppe Grillo bocciato e mollato. Non solo dagli elettori alle elezioni Regionali, ma anche dal suo ideologo più famoso. L’ultimo a scendere dal carro del Movimento 5 Stelle è Paolo Becchi, che sul sito del Fatto quotidiano in un commento dal titolo “M5s la decrescita infelice”, stronca la campagna elettorale dei grillini alle regionali e la sua deriva politica. Il bersaglio è chiaramente il capo carismatico del movimento. «In Calabria, dove Beppe Grillo neppure si è fatto vedere, il partito dell’astensione si è fermato al 56%». E i grillini?  «L’astensionismo è, soprattutto in Calabria, un voto chiaro di chi si è sentito tradito dal M5S, tradito della possibilità di cambiare il paese e, prima ancora, la loro regione».

«I portavoce sono diventati politici di professione»

Secondo il costituzionalista che è stato punto riferimento del M5S «il tono rassegnato di Grillo nel suo discorso a Bologna e le parole di Alessandro Di Battista, l’anima bella del movimento, che annuncia la sua volontà di non ricandidarsi per un secondo mandato, sono tutti segnali di allarme». Becchi se la prende con il leader, ma anche con gli eletti, sempre più lontani dal territorio: «I portavoce tornino ad essere portavoce e non politici di professione». E a ancora: «Se vogliamo evitare la deriva istituzionalista in atto nel Movimento, che certo gli garantirà nel futuro numeri da prefisso telefonico, ma non quelli necessari per cambiare l’Italia, bisogna prendere atto di questa sconfitta. Chi oggi parla di un risultato comunque buono mente a se stesso».

«Forse Grillo si è stancato di fare politica»

Anche alla vigilia delle elezioni, Becchi aveva lanciato l’allarme in un’intervista a Il Messaggero: «Ho la netta impressione che si stia per commettere un grave errore. Se la prospettiva è il crollo allora è bene sapere che per il Movimento questa non sarà una decrescita felice». Alla domanda se fosse tutta colpa di Beppe Grillo, Becchi aveva dato il suo assenso: «Certo volte si muove come un dilettante. Dopo l’alluvione è tornato a Genova ma invece di presentarsi con gli stivaloni e con la pala come avrebbe dovuto fare è sceso da Sant’Ilario in scooter. Ha deciso di non andare ai comizi di chiusura, o si è stancato, o vuole passare la mano».

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