Marijuana sequestrata sul palco dei Radicali. E loro: «Arrestateci»

1 Nov 2014 18:19 - di Fulvio Carro

Sul palco del congresso dei radicali salgono gli agenti di polizia per impedire alla segretaria Rita Bernardini di cedere sacchetti contenenti marijuana ad Andrea Trisciuoglio, affetto da sclerosi multipla e segretario dell’Associazione Lapiantiano Cannabis Social Club Racale (Le). La Bernardini stava portando a termine l’azione conclusiva della III disobbedienza civile sulla cannabis terapeutica, cedendo le bustine di marijuana provenienti dalle diciotto piantine coltivate da Marco Pannella, Laura Arconti e dalla stessa Rita Bernardini. La segretaria ha espressamente invitato le forze dell’ordine, presenti in sala, a compiere il loro dovere e ad arrestarla per la coltivazione e la cessione di marijuana ai malati. Gli agenti hanno però impedito la cessione e hanno sequestrato le bustine con la cannabis, che ora saranno analizzate e inviate al pm. «I Radicali, da sempre favorevoli alla legalizzazione delle sostanze stupefacenti, chiedono che sia reso effettivo l’accesso ai farmaci».

Scoppia subito la polemica

«Dai Radicali arrivano messaggi comunicativi ambigui, con il risultato di santificare ciò che non è santificabile, dimenticandosi tra l’altro dell’enorme manovra commerciale che c’è dietro ai farmaci a base di cannabis», commenta Fabrizio Azzolini, presidente dell’Age (Associazione nazionale genitori). «Non si tratta di visioni ideologiche o pregiudizi, il Dipartimento delle politiche antidroga nell’ultima relazione annuale al Parlamento ha nuovamente lanciato l’allarme sul boom di spinelli tra gli adolescenti. Una situazione delle dipendenze in Italia, quella scattata dal Dpa, che fotografa un clima permissivista e di normalizzazione culturale, che allarma le comunità terapeutiche e le associazioni familiari. In questo contesto si inseriscono le azioni e le dichiarazioni dei radicali antieducative e dirompenti presso i giovani, ai quali di fatto si veicola il messaggio che si può fare». Bisognerebbe, poi, riflettere – conclude Azzolini – «su quale bisogno ci sia di produrre cannabis a uso terapeutico, se in Europa esistono già altri farmaci a base di Thc. Basterebbe adottarlo attraverso il mutuo riconoscimento con cui l’Aifa può fare proprio un farmaco».

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