Anche l’accusa di spionaggio per l’iraniana che voleva vedere il volley

13 Nov 2014 18:48 - di Redattore 92

Rischia anche un’accusa per spionaggio Ghoncheh Ghavami, la giovane britannico-iraniana in carcere dopo aver cercato di assistere ad una partita di pallavolo maschile. Secondo il Times infatti le Guardie rivoluzionarie di Teheran vogliono che venga condannata per aver messo a rischio la sicurezza nazionale. Il giornale britannico stima che la 25enne potrebbe quindi passare fino a sei anni dietro le sbarre se l’ala più dura del regime dovesse prevalere nel suo caso. Come noto, all’inizio del mese l’avvocato di Ghoncheh aveva annunciato una sua condanna ad un anno di reclusione per aver tentato di aggirare la proibizione imposta in Iran alle donne di assistere a incontri di calcio e pallavolo maschili. Tra lunedì e martedì scorsi fonti ufficiali iraniane avevano però smentito che la condanna fosse già stata inflitta e che l’inchiesta riguardasse il tentativo di entrare alla partita (trattandosi invece di «legami con stranieri»).

Ora è nel carcere di Evin: un “buco nero” dal quale pochi escono vivi

Il Times comunque scrive che la giovane di recente è stata trasferita dal tristemente noto carcere di massima sicurezza di Evin alla prigione di Varamin: nel carcere a sud di Teheran, nonostante ci siano maggiori possibilità di muoversi, le condizioni di cibo e acqua sono pessime. Ghoncheh ha interrotto lo sciopero della fame, intrapreso come segno di protesta, e ha perso nove chilogrammi, hanno detto i suoi familiari. Intanto il Foreign Office ha espresso preoccupazioni per la «sorte incerta« della giovane e chiesto alle autorità iraniane di collaborare. La ragazza era stata arrestata in giugno qualche giorno dopo aver cercato, assieme a un gruppo di altre ragazze, di assistere a Teheran una partita valevole per la World League di volley fra Iran e Italia. La repubblica islamica da due anni ha esteso alla pallavolo una proibizione da tempo imposta al calcio impedendo alle donne di assistere alle partite assieme agli uomini: la motivazione ufficiale del divieto è che si vuole evitare di esporre le donne sugli spalti alle oscenità verbali cui talora si abbandonano i tifosi.

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