Juncker attacca Renzi: «Non sono il capo di una banda di burocrati»

4 Nov 2014 19:11 - di Mariano Folgori

Polemica a distanza tra Juncker e Renzi. Il presidente della Commissione Ue attacca e il premier italiano risponde piccato.  L’euro-bacchettata a Renzi  è arrivata sonora, ma non inaspettata. «A Renzi dico che non sono il capo di una banda di burocrati: sono il presidente della Commissione Ue, istituzione che merita rispetto, non meno legittimata dei governi». Così Jean Claude Juncker ha risposto ad una domanda del capogruppo del Ppe al Parlamento europeo Manfred Weber in merito alle parole dell’inquilino di Palazzo Chigi a margine dell’ultimo Consiglio europeo.  «Vorrei sapere da lei, presidente Juncker,  – ha detto Weber – cosa pensa del premier italiano che non vuole farsi dettare la linea dai tecnocrati di Bruxelles».

Scintille in aula

L’esponente del Ppe ha anche parlato di posizione renziana «inaccettabile». Parole che avevano fatto scattare, ancor prima della risposta di Juncker, scintille nel corso dell’incontro tra l’ex presidente del Consiglio Van Rompuy e il nuovo presidente della Commissione con la conferenza dei presidenti al Parlamento europeo. «Quello che valgono sono le decisioni finali, non le espressioni che si usano. Il governo italiano – aveva replicato duro Pittella, presidente del gruppo dei socialisti e democratici – ha avuto un comportamento irreprensibile. E non accetto che si mettano in discussione le posizioni assunte dal governo Renzi in Europa, sempre leali, chiare e costruttive». Dopo aver replicato a Renzi , Juncker ha poi proseguito: «Sono sempre stato convinto che i Consigli europei servano per risolvere i problemi, non per crearli». E subito dopo una precisazione che suona come una velata minaccia: «Se la Commissione avesse dato ascolto ai burocrati il giudizio sul bilancio italiano sarebbe stato molto diverso».

«Rispetto per l’Italia»

La risposta di Renzi è arrivata, come al solito,  da un tweet: «Per l’Italia, la sua storia, il suo futuro chiedo rispetto. Anzi: pretendo il rispetto che il paese merita».  Nel corso della stessa giornata, Juncker si è anche tolto un altro sassolino dalla scarpa. Il presidente della Commissione ha infatti  criticato anche il premier britannico David Cameron per il modo in cui ha presentato al pubblico inglese l’obbligo di aumentare il contributo della Gran Bretagna al bilancio Ue di 2,1 miliardi di euro per l’aumento del Pil nel Regno Unito. «Questo non è un problema britannico – ha detto Juncker – ma un problema per l’intera Unione europea a cui dobbiamo trovare una risposta generale. L’impatto è maggiore per il bilancio di alcuni Stati rispetto a quello del Regno Unito». Chi crede che la nuova Commissione sarà  più “morbida” e “flessibile” rispetto a quella guidata da Barroso si dovrà forse ricredere. E questa tra Juncker  e Renzi non è certo un buon viatico per l’evoluzione dei rapporti tra Roma e Bruxelles. Soprattutto in considerazione delle funese previsioni macroeconomiche per il prossimo anno, con buona pace degli apologeti della “manovra espansiva” del governo Renzi. La Commisione potrebbe riservare sgradite sorprese al governo italiano, se le  stime negative si rivelassero  azzeccate.

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