Consulta-Csm, “scambio” tra Renzi e Grillo: eletti Sciarra e Zaccaria

6 Nov 2014 19:02 - di Anna Clemente

Non chiamatelo «scambio di poltrone», per carità, che loro, i grillini, quando fanno queste cose non sono mica come gli altri. Sull’elezione dei membri del Csm e della Consulta e sui relativi contatti con il Pd, i parlamentari pentastellati lo ripetono da settimaneAlla prova del voto, però, l’immagine che viene fuori è esattamente quella: uno scambio di “cortesie” per far eleggere ciascuno il proprio candidato ovvero Silvana Sciarra per il Pd e Alessio Zaccaria per il M5S

Il sondaggio online (dopo l’accordo con il Pd)

Sciarra è stata eletta giudice costituzionale con 630 voti, incassando sessanta voti in più dei 570 richiesti. Zaccaria è diventato membro laico del Csm con 537 voti, 88 in più dei 449 richiesti. Nulla di fatto, invece, per la candidata di Forza Italia alla Consulta, Stefania Bariatti:  si è fermata a 493 voti. Zaccaria era il candidato ufficiale dei grillini. La Sciarra lo è diventata dopo il benestare dei gruppi parlamentari, poi avallato da un sondaggio online sul bolg di Grillo, il cui testo decantava tutti i punti di forza della candidata. Risultato: Silvana Sciarra ha ottenuto il benestare dell’88% dei votanti a cinquestelle.

L’autocelebrazione dei 5 stelle

Se numeri e contesto non bastassero, un aiuto in più a chiarire le dinamiche è arrivato dai capigruppo del M5s di Camera e Senato, Andrea Cecconi e Alberto Airola, hanno rivendicato che «questa è la vittoria del metodo 5 stelle: dalla rete alle Istituzioni», aggiungendo che «il risultato ottenuto nelle urne di Montecitorio dimostra anche come i partiti si sono dovuti arrendere di fronte alla trasparenza imposta dal M5S». Una tesi ripresa poi anche sul blog di Grillo, mentre il leader del movimento ha affidato il suo commento a un tweet: «Noi facciamo quello che diciamo», ha sostenuto.

Nel movimento esultano per il nuovo «metodo»

Una lettura meno autoreferenziale, però, potrebbe invertire i termini e dire che il M5s si è dovuto arrendere di fronte alla forza dei partiti (anzi del partito, quello democratico), scoprendo alla fine l’arte del compromesso e dello scambio o, se si preferisce, della mediazione. «Se questo metodo diventerà un volano per i prossimi mesi su altre tematiche, non posso che essere contento», ha detto alla vigilia del voto (e del sondaggio online) il deputato grillino Sebastiano Barbanti, mentre altri parlavano di «occasione per cogliere un risultato importante».

 

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