Stato-mafia, trovato l’espediente per non far incontrare Napolitano e i boss al Quirinale

9 Ott 2014 12:26 - di Redazione

Non ci sarà il richiesto faccia a faccia fra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e gli imputati al processo della presunta trattativa Stato-mafia in corso a Palermo.
La Corte di Assise di Palermo ha infatti rigettato, con un escamotage, la richiesta degli imputati Toto’ Riina, Leoluca Bagarella e Nicola Mancino di assistere alla deposizione del Capo dello Stato, nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-Mafia, fissata al Quirinale per il 28 ottobre. Il “trucco” utilizzato sta nel sostenere, con una proprietà transattiva, che il capo dello Stato ha un’immunità che si trasmette anche alla sede, quindi al Quirinale dove non vi può entrare la polizia, quindi a maggior ragione i boss. Una motivazione fragilissima, quanto fragile lo si vedrà nel proseguo.
C’era grande attesa per la decisione della Corte d’Assise di Palermo viste le richieste dei boss di assistere in videoconferenza alla deposizione del capo dello Stato e dell’ex-ministro Mancino di assistervi personalmente.
La presenza degli imputati era stata esplicitamente esclusa dal presidente della corte Alfredo Montalto che, richiamandosi alla norma che disciplina la deposizione del teste sentito a domicilio, applicata analogicamente in assenza di una legge specifica, ha indicato nei pm e nei difensori le sole parti autorizzate a salire al Colle.
I primi a tentare il “blitz” sono stati Bagarella e Riina. Poi anche Mancino si è accodato alla richiesta.
Per i boss era necessario tenere conto della seconda parte dell’articolo richiamato dalla Corte – il 502 del codice di procedura penale – che impone al giudice di autorizzare la presenza dell’imputato che chieda di partecipare. All’istanza dei padrini ha fatto poi seguito quella di Mancino, che nel processo risponde di falsa testimonianza.
E per i giudici sono cominciati, ovviamente, i mal di pancia. Motivo? L’esclusione dell’imputato che chieda di essere presente all’udienza potrebbe, secondo alcune interpretazioni, essere causa di nullità del processo.
E proprio nel timore che una scelta simile potesse poi minare il dibattimento, i pm ieri hanno affidato a una nota depositata nella cancelleria della Corte il loro parere favorevole alla presenza degli imputati. Apriti cielo. Il Pd ha fatto quadrato attorno all’ex-riformista di Botteghe Oscure approdato al Quirinale.
Napolitano, infatti, dovrebbe deporre, secondo quanto stabilito dai giudici, sui timori espressigli dal suo ex-consigliere giuridico Loris D’Ambrosio, poi morto, su episodi accaduti tra il 1989 e il 1993 riconducibili, secondo i magistrati, proprio alla trattativa Stato-mafia.
Come può sostenersi, si chiedono alcuni magistrati, che Riina e Bagarella, imputati proprio di aver preso parte a presunti accordi tra mafia e Stato, non siano interessati alla deposizione?
Alla fine la Corte d’Assise di Palermo è uscita dal vicolo cieco in cui si era ficcata con una motivazione artificiosa: al Quirinale la Costituzione riconosce una immunità che di per sé impedisce la presenza degli imputati alla deposizione del capo dello Stato al processo sulla trattativa Stato-mafia. E’ questa una delle argomentazioni alla base della decisione dei magistrati d’assise di Palermo che ha escluso che Riina, Bagarella e Mancino assistano alla testimonianza di Napolitano.
L’immunità della sede, precisano i giudici, «ad esempio esclude l’accesso delle forze dell’ordine con la conseguenza che non sarebbe possibile né ordinare l’accompagnamento con la scorta degli imputati detenuti, né più in generale assicurare l’ordine dell’udienza come avviene nelle aule di giustizia preposte»”. Inoltre, a ulteriore sostegno dell’esclusione della presenza dei boss Riina e Bagarella, la Corte precisa che questi «per legge non potrebbero partecipare neppure a un processo che si svolga in un’aula ordinaria»: la legge, infatti, prevede per i capimafia al 41 bis la presenza in videoconferenza. «Previsione – dice la Corte – che rende impossibile la loro presenza al Quirinale». «Né – spiega la Corte – in assenza di norme specifiche potrebbe farsi ricorso alla partecipazione a distanza, poiché questa è prevista solo per le attività svolte nelle aule di udienza».

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