La Juve perde 5 punti e la storia del campionato falsato s’ammoscia

31 Ott 2014 16:12 - di Mario Aldo Stilton

Com’era la storia del campionato falsato e dello scudetto già assegnato alla Juventus? Le urla, i piagnistei, le prime pagine, gli approfondimenti? La rete di Antonini al 94esimo che ha dato la vittoria ai grifoni del Genoa ha in un sol colpo spazzato via più di quindici giorni di luoghi comuni e di stantie polemiche sugli arbitraggi e sulla sudditanza psicologica nei confronti dei bianconeri. Che, per carità, per tutti i tifosi delle altre squadre sono e sempre saranno comunque ladri, ma che, ciò nonostante, non riescono ad ammazzare un campionato che il pianto greco (pardon, romano) dava già per assegnato essendo, per l’appunto e come al solito, falsato.

avversari bravi a ingolfare la macchina bianconera

Adesso che, dopo le due ultime partite, la Juve ha lasciato per strada ben 5 punti, consentendo alla Roma americana il riaggancio in testa, nessuno dice più nulla. Silenzio. Ora al massimo c’è da ragionare sul calo fisico e mentale. Sulla condizione di Pirlo o di Tevez o di Buffon o degli altri. E anche sulla sfortuna e sulle strepitose parate dei portieri avversari, a cominciare dal giovanissimo Perin. Sono gli errori di concentrazione e la mancanza di lucidità di una difesa che riesce a farsi infilare a 20 secondi dalla fine. È tutto e il contrario di tutto. Ma non ci sono né rapine né furti. Non ruba la Juve che appunto perde o pareggia partite dominate e si fa agguantare; e non sono più impauriti né ossequiosi gli arbitri: semplicemente merito dei giocatori avversari. Magari non blasonati, ma bravi a tal punto da ingolfare e confondere la (quasi) perfetta macchina da gol bianconera.

il pallone è sempre rotondo

Bene così. La squadra del cuore è come la mamma. La si difende sempre. E quando si eccede anche questo è concesso. Perché è il bello del calcio, perché il pallone è sempre rotondo. E perché le lamentele e i piagnistei sono legittimi e comprensibili, ma mai sono la verità rivelata. Neppure se sparata in prima pagina. Neppure se a lamentarsene, brandendo la penna contro l’ingiustizia del dio Eupalla, sono fior di valenti commentatori. Che sono uomini anch’essi. E perciò tutti tifosi e di parte. Come lo sono gli juventini. Come tutti quelli che masticano amaro, ma non si lamentano. Né si arrendono.

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