Sconti di tasse alle imprese: Renzi fa il “copia e incolla” delle proposte del centrodestra

14 Ott 2014 13:51 - di Romana Fabiani

Defiscalizzazione per le imprese, sgravi fiscali per tutti, «sarà la più grande riduzione di tasse di sempre». Sembra di sentir parlare Silvio Berlusconi, sembra di sfogliare uno dei capitoli del programma elettorale del centrodestra, sembra il “copia e incolla” delle proposte di Fratelli d’Italia per far ripartire lo sviluppo. E invece è la nuova mission di Matteo Renzi. Che non è nuovo a improvvisi cambi di rotta per sedurre il pubblico che ha davanti a costo di mandare in pensione decenni di ricette economiche della sinistra operaista e mandare in tilt ministri, consulenti economici e contabili del suo staff che arrancano per stare dietro ai numeri del premier. Davanti agli industriali bergamaschi Renzi ha tirato fuori dal cilindro un pacchetto di riforme economiche a sostegno delle imprese, pacchetto che è stato per decenni la stella polare dei governi di centrodestra e il nemico numero uno della ortodossia di sinistra ferma alla vulgata keynesiana, tutta concentrata sui livelli salariali e sull’aumento della pressione fiscale. Ora sul piatto degli annunci Renzi metterebbe, ma il condizionale è d’obbligo, 18 miliardi di euro da infilare nella legge di Stabilità (che dovrà passare sotto le forche caudine della troika europea) per incentivare le imprese all’assunzione cancellando per tre anni il pagamento dei contributi ai nuovi assunti, per ridurre il carico fiscale alle famiglie e alleggerire il peso dell’Irap. Insomma prende in prestito dalla A alla Z i capisaldi del liberismo economico con un’inversione a 360 gradi che farà impallidire sindacati e compagni doc, che difficilmente saranno disposti a seguirlo sul campo degli avversari. Convertito sulla via del liberismo, il rottamatore scopre che per far ripartire l’economia, ben oltre le baruffe sull’articolo 18, occorre puntare sulle imprese ricalcando fedelmente i programmi del centrodestra e le proposte di Fratelli d’Italia che saranno contenute negli emendamenti alla riforma del lavoro in arrivo alla Camera. Da mesi Giorgia Meloni va ripetendo che per far ripartire l’occupazione serve una proposta radicale, “un maxi job” di cinque anni per le imprese che riduca al 20 per cento le tasse per le aziende che “investono” su nuove assunzioni garantendo un contratto minimo di 1000 euro al mese per il lavoratore. «Approfittiamo per invitare Renzi – commenta Giorgia Meloni – a saccheggiare ulteriormente le idee del centrodestra in materia di crescita e occupazione. Gliene suggeriamo due, tra le tante presenti nel nostro programma: l’incentivazione a forme di partecipazione agli utili da parte dei lavoratori e l’introduzione in Costituzione di un tetto alla pressione fiscale pari al 40 per cento del Pil».

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