Sconfitto, umiliato e solo: Di Pietro esce di scena nel peggiore dei modi

6 Ott 2014 11:54 - di Girolamo Fragalà

Lasciato dagli elettori, isolato persino nel partito che ha creato, fondato e portato avanti. Il declino di Antonio Di Pietro, la sua caduta dall’Olimpo – accompagnata dalla ricerca affannosa di una mano che potesse aiutarlo – non ha solo una motivazione politica perché i contenuti, i veri contenuti, non sono mai stati il suo forte. Tolto il “che c’azzecca” e tolta qualche altra gaffe clamorosa, di lui si ricorda ben poco, tranne la presenza nei programmi tv trasformati in processi mediatici. A determinare il suo crollo, però, è stata soprattutto la credibilità perduta perché nessuno, ma proprio nessuno, può illudersi di parlare per vent’anni sempre contro Berlusconi e di mantenere saldo il rapporto con gli elettori. Di Pietro ha dato l’idea di essere ossessionato, dicendo le stesse cose, ripetendole all’infinito ed è stato sorpassato a sinistra dai vendoliani e nel fronte dell’antipolitica da Grillo. Quindi gli è mancata la possibilità di collocarsi, di ritagliarsi uno spazio nella coalizione, di rendersi visibile. Non ha offerto neppure un motivo agli elettori per votarlo, per scegliere l’Italia dei Valori e non il Pd. L’ultima riunione del partito è stata la fotografia del tramonto definitivo di Di Pietro: i vertici (o quel che resta) hanno deciso di essere alleati “rompiscatole” del Pd, anche se lontani dal Parlamento. In sostanza, l’Idv si è consegnato a Renzi mani e piedi, alla “fai di noi quel che vuoi, ma salvaci”. In ginocchio, senza dignità. La linea votata dalla Direzione del partito è stata quella della mano tesa al Pd e non dell’opposizione dura al premier indicata da Di Pietro. L’ex pm è uscito sconfitto e umiliato. La relazione del segretario nazionale Messina ha infatti ottenuto la stragrande maggioranza dei voti (il 95%) mentre quella di Di Pietro ha raccolto poche briciole. Il vecchio leader, a quanto hanno raccontato in molti, è stato in disparte, solo, sconfortato. Sconfitto. L’Idv gliel’ha detto in faccia, in modo impietoso: “Siamo diventati adulti, ora non abbiamo più un papà”. In fondo Tonino se l’è voluta. Perché anche la sua ultima apparizione politica, sul blog di Beppe Grillo, è stata una replica stanca. Che cosa ha detto? Niente di nuovo, ha parlato di Berlusconi: “Le sentenze si rispettano sempre, sia quando piacciono che quando non piacciono e a me francamente non piace né la sentenza di appello che ha assolto Silvio Berlusconi per la vicenda Ruby, né la sentenza di primo grado che invece, per gli stessi fatti, lo aveva condannato a 7 anni di carcere”. L’ultimo suo affondo. Prima di restare solo. Persino nel suo partito.

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