No di Alfano alla trascrizione di nozze gay celebrate all’estero

7 Ott 2014 11:27 - di Ginevra Sorrentino

Il monito lanciato a più riprese dal ministro dell’Interno Angelino Alfano sull’impossibilità giuridica di trascrivere i matrimoni omosessuali celebrati all’estero è rimasto inascoltato in diverse occasioni (e amministrazioni comunali). Così il titolare del dicastero di via De Pretis è entrato nel vivo della controversa materia annunciando dai microfoni di Rtl 105.5 l’invio di una circolare indirizzata ai prefetti perché rivolgano «un invito formale al ritiro ed alla cancellazione» delle trascrizioni di nozze gay contratte all’estero, «avvertendo che in caso di inerzia si procederà al successivo annullamento d’ufficio degli atti che sono stati illegittimamente adottati. Il punto – ha premesso il leader di Ncd chiarendo la questione una volta per tutte – è uno: a ogni evidenza le direttive che sono state date con provvedimenti dei sindaci, che prescrivono agli ufficiali di stato civile di provvedere alla trascrizione dei matrimoni celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso, non sono conformi alle leggi italiane. In Italia non è possibile che ci si sposi tra persone dello stesso sesso; quindi, se ciò avviene, quei matrimoni non possono essere trascritti nei registri dello stato civile italiano, per il semplice motivo che non è consentito dalla legge. Anzi – ha aggiunto il ministro – ne approfitto per annunciare che io firmerò una circolare che invierò ai prefetti della Repubblica italiana, con la quale metterò nero su bianco esattamente quello che ho spiegato verbalmente».

Non solo: Comuni, giudici, prefetti e quanti altri hanno fin qui dichiarato e operato in modo tale da ingarbugliare ulteriormente – se possibile – la già intricata matassa, ora hanno a disposizione ulteriore richiamo all’ordine giuridico e amministrativo cui fare riferimento. Così, al fine di delineare un volta per tutte i confini normativi e i ruoli di effettiva competenza, il ministro Alfano nel suo intervento radiofonico ha dichiarato che, «dove risultino adottate queste direttive sindacali in materia di trascrizione delle unioni tra persone dello stesso sesso contratte all’estero, e che vogliono essere registrate in Italia, dirò ai prefetti che si dovranno rivolgere ai sindaci indirizzando loro un invito formale al ritiro di queste disposizioni ed alla cancellazione, ove effettuate, delle trascrizioni, avvertendo anche che in caso di inerzia si procederà al successivo annullamento d’ufficio degli atti che sono stati illegittimamente adottati». Un richiamo all’ordine che sgombra il campo da ogni possibilità di equivoco e d’intervento inopportuno. E del resto già qualche giorno fa, a riguardo, Alfano aveva asserito con fermezza che «nessuna decisione, nessuna direttiva dei sindaci, in materia di stato civile, può prescindere dal quadro normativo vigente nel nostro Paese», a tutela del principio valido da un punto di vista giuridico, civico e sociale per cui nessuno, neppure il sindaco, in materia di unioni, che rientra nella competenza esclusiva dello Stato, può agire in autonomia o in deroga alle direttive del ministero dell’Interno. A buon intenditore, poche parole. E molte delucidazioni in merito…

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