Monito dai giovani industriali: «L’Italia? Un inferno fiscale per chi lavora»

24 Ott 2014 14:21 - di

«C’è un Paese da cambiare. Da ricostruire». L’avvertimento al governo e alla Cgil è arrivato dai giovani di Confindustria. «L’Italia ha disperatamente bisogno che alle parole seguano più fatti», ha chiesto il presidente degli industriali under 40 Marco Gay. E ancora: l’Italia è un «paradiso fiscale per chi vive di rendite e un inferno fiscale per chi ci lavora». I giovani di Confindustria hanno anche rilanciato l’allarme fisco e puntato il dito contro le proteste della Cgil. «Convinciamoli che, invece di scendere in piazza per difendere ideologie, possono collaborare con noi per difendere il lavoro. Apriamo una fase nuova di confronto col sindacato per aumentare la produttività e scommettiamo sul futuro».

Il convegno a Napoli dei giovani industriali

Dal convegno dei Giovani Imprenditori a Napoli il leader dei giovani industriali Marco Gay ha invitato a sfatare i luoghi comuni della cultura anti-impresa: nelle nostre aziende troverete, ha detto alla politica, «tartine da assaggiare, perché siamo professionisti dell’eccellenza agroalimentare. Salotti buoni, quelli del design italiano dei tavoli, delle poltrone, delle lampade che si vendono nel mondo. Grandi capitalismi di relazione da intrecciare: le nostre relazioni si chiamano competizione quando ci sfidiamo sul mercato e cooperazione quando proviamo a conquistarne uno nuovo».

Dalla Legge di Stabilità manca il cantiere imprese

E poi ancora: «Ci troveranno tutto questo su quelle barricate, ma soprattutto capacità, competenze e convinzione. E disponibilità a lavorare insieme alle istituzioni per ricostruire l’Italia. Perché chi fa impresa crede nella buona politica, vuole crederci e non potrebbe fare altrimenti, visto che l’Italia è la nostra grande scommessa». E ha rivendicato Gay: «Siamo quelli che mandano avanti l’Italia». E poi un attacco al governo Renzi, alla Legge di Stabilità manca «il cantiere imprese». «La nostra ambizione – ha detto ancora Gay – è dare avvio a questo cantiere mancante. Quello della politica industriale, che è fatta di scelte che devono tenere conto del contesto in cui si opera: non vuol dire privilegiare un settore ma favorire filiere, investimenti e crescita». Tra le proposte, i giovani di Confindustria hanno chiesto di «rimuovere» la cosiddetta «patrimoniale sui macchinari, fissando un criterio chiaro per la valorizzazione dei beni mobili: il capannone non vota ma manda avanti il Paese».

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