La politica “canina”: c’è chi lancia l’operazione «Rin Tin Tin vs Lassie». Ma sbaglia lettura

4 Ott 2014 17:36 - di Antonella Ambrosioni

Siamo all’assurdo, o forse solo al ridicolo. Certo che quando i cani vengono usati come termometro politico le parole servono davvero a poco. Solo a manifestare stupore, forse. Rin Tin Tin e Lassie diventano così  la pietra angolare delle scelte strategiche e i nomi dei due protagonisti di film e serie tv, entrano a pieno titolo nel lessico politico. Questa iperbole canina la dobbiamo a Gaetano Quagliariello, il coordinatore nazionale del Nuovo Centrodestra, che da Ancona, dove è andato a presentare i nuovi dirigenti delle Marche in vista delle regionali, lancia proprio «l’operazione Rin Tin Tin», da lui contrapposta all’«operazione Lassie», che  sostiene essere «un fallimento completo». Cosa vorrà dire? Non ci vuole particolare scienza e dottrina per andare fuor di metafora: negli arditi ragionamenti di Quagliariello il “Torna a casa Lassie”  si riferisce naturalmente a chi si sarebbe comportato come un “cane”  rientrando in “casa” Forza Italia. La vicenda da cui la metafora è quella di Giacomo Bungaro, coordinatore delle Marche, licenziato da Quagliariello dopo un selfie galeotto con il Cav scattato in un incontro a Palazzo Grazioli. Bungaro aveva postato su Twitter la foto con Berlusconi e dato conto del suo incontro in termini positivi e costruttivi. Apriti cielo. La richiesta immediata fu: fai le le valige e vattene. Purtroppo per il pugnace coordinatore, il fatto è che altre defezioni si stanno verificando nel Ncd. Con Bugaro infatti  “altri Lassie” hanno abbandonato e sono in odor di rientro nella casa madre: il consigliere regionale Daniele Silvetti e vari presidenti di circolo. Ma Quagliariello ostenta tranquillità e continua il suo ragionamento delirante.«A dispetto degli annunci, l’operazione Lassie è un fallimento completo. Meglio correre liberi senza collare come Rin Tin Tin, piuttosto che tornare a casa come Lassie: ecco, da Ancona lanciamo “l’operazione Rin Tin Tin”». Povero coordinatore, mai analogia fu più sgraziata. Quasi una gaffe. Non per fare dell’etologia spicciola, ma tutti i cani hanno un padrone. Che poi per Quagliariello il padrone Berlusconi sia più disdicevole di altri padroni è un suo problema. Ognuno c’ha il padrone che si merita. Ma c’è di più,  il “libero” Rin Tin Tin, cane dell’esercito americano, di padroni ne aveva addirittura tre, come sappiamo: oltre al padroncino Rusty c’erano il tenente Masters e il sergente O’Hara. Uno in più dell’ Arlecchino che era notoriamente servitore di due padroni. Siamo certi che Quagliariello si sia sbagliato. O, forse, ci ha semplicemente svelato un desiderio del suo inconscio. Che dopo Berlusconi e oltre  Alfano ne stia cercando un terzo?

 

 

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