La conclusione del Sinodo (con voto a maggioranza): «La Chiesa accolga tutti»

18 Ott 2014 15:01 - di Redazione

Con il messaggio conclusivo dei lavori si è di fatto chiuso il Sinodo straordinario sulla famiglia. Il documento è stato approvato a maggioranza, confermando la spaccatura che esiste tra i padri sinodali e, in particolare, che esiste sul tema più caldo del concilio, quello della comunione ai divorziati. Nel documento si dice che «nella prima tappa del nostro cammino sinodale abbiamo riflettuto sull’accompagnamento pastorale e sull’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati». Vale a dire che i nodi di merito non sono stati sciolti. «Ho l’impressione che noi padri sinodali raggiungeremo una buona maggioranza con un testo aperto, ma non decisivo», aveva anticipato in un’intervista al Corriere della Sera il cardinale Walter Kasper, aggiungendo che «abbiamo un anno di tempo fino al Sinodo ordinario». Anche il cardinale Angelo Scola, intervenendo a Radio Vaticana, ha sottolineato che non si può svincolare questo Sinodo da quello ordinario, «in caso contrario si rischia di non cogliere il significato dell’attuale assemblea sinodale». Una strada comunque è stata indicata con chiarezza ed è quella che era già emersa nei giorni scorsi: la strada dell’accoglienza. «Cristo – si legge nel documento – ha voluto che la sua Chiesa fosse una casa con la porta sempre aperta nell’accoglienza, senza escludere nessuno. Siamo perciò grati ai pastori, fedeli e comunità pronti ad accompagnare e a farsi carico delle lacerazioni interiori e sociali delle coppie e delle famiglie». Una strada che è in grado di ricomprendere non solo i divorziati, ma anche i gay sebbene con paletti chiarissimi. «Non si deve discriminare, non possiamo giudicare, bisogna avere rispetto. Ma non bisogna neanche equiparare. Il nostro tema in questo Sinodo è la famiglia, il matrimonio, le difficoltà», ha spiegato ancora Kasper. Non a caso il messaggio finale si è soffermato su quali e quante siano «le sfide» e le «prove drammatiche» che la famiglia è chiamata a fronteggiare: dall’individualismo dilagante al «feticismo del denaro», dalle conseguenze della crisi (a partire dalla disoccupazione, che rende i «genitori impotenti di fronte alle necessità primarie della famiglia») agli scenari internazionali di guerra e povertà, fino alle violenze, quelle situazioni in cui «il male e il peccato» si fanno spazio tra le mura domestiche. Anche alla luce di queste prove, dunque, il Sinodo ha rivolto un appello «ai governi e alle organizzazioni internazionali» chiedendo che sostengano le famiglie, promuovendone «i diritti per il bene comune».

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