In odio a Renzi la sinistra-sinistra diventa anche antifemminista

28 Ott 2014 19:48 - di Renato Berio

L’antirenzismo ha già creato nello schieramento progressista la divisione tra “due sinistre” ma non solo. L’ostilità nei confronti del premier si estende anche e soprattutto alle figure femminili che lo circondano generando un’ondata di antifemminismo che mai si era vista da quelle parti.

L’invettiva di Rosy Bindi

Aveva cominciato Rosy Bindi, accusando il premier di aver scelto le ministre perché giovani e carine. Proprio lei che nell’era Prodi sosteneva che la parità di genere sarebbe giunta quando vi fosse stata una donna ministro della Difesa. Bè ora c’è, ma Bindi è lo stesso insoddisfatta segno che quel traguardo da lei un tempo agognato non era poi così condiviso da milioni di donne normali. Anche sul Fatto quotidiano si sprecano le bacchettate contro Renzi e non solo nei fondi al vetriolo di Marco Travaglio.

Il Fatto contro le quote rosa renziane

 

Ferruccio Sansa, per esempio, sul suo blog spara a zero contro le quote rosa di sapore renziano. Si traducono in “poltrone rosa”, accusa senza mezzi termini in un articolo dal titolo “Donne in politica: ma davvero aiutano le altre donne?”. E la lista di quelle che non aiutano le altre donne è sempre composta dagli stessi nomi, sono le reginette che a turno difendono il verbo del premier nei salotti televisivi: Debora Serracchiani, Alessandra Moretti, Pina Picierno e la new entry Raffaella Paita, “candidata unica del Pd alle regionali in Liguria. Paita è una politica di professione che non ha praticamente altro curriculum. In compenso vanta titoli che dovrebbero indurre molte cautele: assessore alla Protezione civile nei giorni dell’alluvione, è scomparsa mentre Genova affondava nel fango. Non solo: è moglie del presidente del Porto di Genova, due poltrone chiave sotto lo stesso tetto”. E l’editorialista conclude: “È una grave mancanza non avere donne in politica. Ma non è molto meglio avere donne scelte dagli uomini. E con i loro stessi difetti”. A questo punto possiamo concludere che il “rottamatore” ha compiuto un altro miracolo: far diventare antifemminista la sinistra. Uno strappo non da poco per un’area politica da sempre paladina delle quote rosa.

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