Abolire l’ergastolo? Ecco perché non siamo d’accordo con il Papa

24 Ott 2014 14:14 - di Silvano Moffa

Ergastolo sì, ergastolo no. Le accorate parole del Papa Francesco, rivolte ai rappresentanti dell’Associazione internazionale di diritto penale, sul delicato rapporto tra giustizia e misericordia anche nei confronti dei colpevoli di delitti efferati, suscitano più di qualche riflessione. Con il rispetto dovuto nei confronti del Pontefice, nel suo pensiero su temi così delicati e complessi ci pare di cogliere alcuni aspetti condivisibili e altri meno. Condivisibile è il richiamo alle distorsioni di una giustizia che, come quella italiana, detiene in carcerazione preventiva oltre il 40%  degli imputati, la maggior parte dei quali esce poi indenne dai processi. Definire illecita questa pena è sacrosanto.

Liberare Riina? No, grazie

Come pure è incivile ogni forma di tortura che, al di là della pena comminata, colpisca la persona in quanto tale, costringendola a vivere in  condizioni di degrado oppure ferendone l’umana dignità. In molti Paesi questa orrenda pratica viene usata ancora oggi senza remore. Stesso discorso vale per la pena di morte. Ma l’ergastolo, definito da Francesco “una pena di morte nascosta”, la questione è diversa. Che facciamo? Cancelliamo la pena suprema, anche per i mafiosi non pentiti? Per quelli, come Totò Riina, che continuano a dare ordini ai sodali e a commissionare delitti, pur stando nelle celle di massima sicurezza?

Chi tutela i più deboli?

Abolire l’ergastolo per chi ha sterminato la propria famiglia e non avverte neppure un briciolo di rimorso? Per i terroristi? Per chi ha abusato e commesso atroci violenze sui minori? La verità è che ci  sono criminali e criminali. E la pena, per quanto rivolta alla riabilitazione della persona, ha un limite oltre il quale viene vanificata ogni forma di giustizia reale. Ed è la sua effettività, il suo essere proporzionata alla violenza perpetrata, il suo rappresentare una deterrenza verso le forme di criminalità organizzate. Un eccesso di misericordia, in questi casi, mette a rischio soltanto i soggetti più deboli. E toglie senso alla Giustizia.

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