Sono tutti contro Matteo? C’è puzza di imbroglio, è solo una commedia delle parti

27 Set 2014 18:39 - di Mario Aldo Stilton

Qualcosa non quadra. A sfogliare i giornali, guardare i Tg o navigare in rete il dubbio che nelle vicende politiche nostrane ci sia puzza di imbroglio è più che lecito. Facciamo una rapida carrellata. Corriere della Sera, La Repubblica, Diego Della Valle, e persino la Conferenza Episcopale bacchettano il premier un giorno sì e l’altro pure. Sono naturalmente gli stessi che hanno applaudito la sua ascesa. Che l’hanno invocata se non provocata, ma questo ci sta. È l’Italia che è così. Confindustria, per esempio, che non si risparmiò certo nello sponsorizzare l’allora sindaco di Firenze è anch’essa ormai assai più critica che prona. E che dire dei poteri forti? Che dire di Bazoli,  di Abete, di Masera, di Profumo, di Passera e di tutto il gruppo di illuminatissimi banchieri che da sempre tirano le fila della politica italiana che si mostrano oggi piuttosto contrariati dalla, chiamiamola così, mancanza di tatto del giovanotto che vive a palazzo Chigi. Il quale, sempre per inciso, non perde occasione per snobbarli. Sembra abbastanza, no? E invece c’è tanto altro ancora. Ci sono i sindacati, per esempio. A cominciare ovviamente dalla Cgil della Camusso  e dalla Fiom di Landini pronti allo sciopero generale. E ci sono i Cobas della scuola e poi tutte le sigle gruppettare di base in perenne agitazione. Infine ci sono i politici. Non tanto le opposizioni, che quelle fanno il loro mestiere cercando di resistere e soprattutto, dopo una sequela disgraziatissima di errori, di esistere ancora. C’è la cosiddetta fronda interna. Ci sono i congiurati. I vari D’Alema, i Bersani, i Letta Enrico, i Fassina, i Civati. E pure la Rosy Bindi che le physique della pasionaria ce l’ha per davvero. Gente di cui c’abbiamo piene le tasche che mugugna ogni giorno e che trama ormai alla luce del sole. No, non è possibile. Non ce la raccontano giusta. Ne siamo certi. E per fortuna la conferma c’è arrivata da Detroit. Da Sergio Marchionne in persona. Prima che il disgusto per tutti quelli di cui sopra ci potesse convincere  a simpatizzare per il premier,  l’endorsement dell’amministratore della Fiat, quello che non ci pensa nemmeno a pagare  le tasse in Italia, ci ha fatto capire che della solita commedia si tratta.  Commedia delle parti a beneficio dei gonzi.

 

 

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