Roma a pagamento per tutti. Marino ci prova, ma Alemanno avverte: «Piuttosto sfondiamo i varchi»

16 Set 2014 15:51 - di Valeria Gelsi

Roma come Milano, con il cuore della città accessibile solo a pagamento. Anche per i residenti. È l’ultima idea del sindaco Ignazio Marino per arginare il traffico privato nella Capitale. Si tratta della novità più rilevante del nuovo piano del traffico urbano, che dovrebbe arrivare in giunta entro la fine di questa settimana. Poi passerà al vaglio del consiglio per diventare operativo, nelle intenzioni della giunta, dal primo gennaio 2017. «Nel 2010 ho detto che sfondavo i caselli contro il pedaggio sul Gra, nel 2017 sfonderemo i varchi se la sinistra mette pedaggi su tutta Roma», ha scritto su twitter l’ex sindaco Gianni Alemanno, aggiungendo – con gli hashtag #fermiamoloprima e #adessobasta – che «Marino vuole una città solo per ricchi: dal 2017 pedaggio per entrare dentro l’anello ferroviario».

La proposta porta la firma dell’assessore alla Mobilità Guido Improta ed è coerente con l’idea tutta “mariniana” di una Roma sempre più inaccessibile al traffico privato. Prevede che all’interno dell’anello ferroviario (una zona assai più ampia di quella che ora è chiusa dalla Ztl) si entri solo a pagamento (per un costo che andrà da 1 a 3 euro) o utilizzando dei bonus concessi dal Comune in numero limitato (120 per chi risiede a Roma, qualcuno in più per chi abita dentro l’anello). Quando i bonus sono finiti anche i residenti pagano. Dal Campidoglio spiegano che l’80% degli incassi sarà destinato «al finanziamento di servizi e opere per il potenziamento del trasporto pubblico e per i sistemi di mobilità alternativa». E nel frattempo? Chi vive all’interno dell’anello e lavora fuori, per esempio, esaurirà presto i “bonus” e all’improvviso si troverà o sottoposto a una nuova “tassa” o costretto a fruire di un trasporto pubblico che ancora non è stato adeguato (ammesso che prima o poi lo sia davvero).

La misura è, quindi, di quelle quanto mai impopolari e, in qualche misura, contrarie al buon senso e all’equità. Eppure è di quelle da cui difficilmente si torna indietro. In questo senso l’Area C di Milano fa scuola: i numerosi ricorsi presentati sono stati tutti respinti in nome della tutela della salute pubblica, di cui il sindaco è responsabile. In sostanza, ci si appella al fatto che chiudendo al traffico privato si riducono l’inquinamento e i rischi ad esso connessi. Ma anche qui il buon senso dice altro, perché poi tutto intorno all’anello ferroviario, così come succede oggi intorno alla Ztl, la città continua a essere trafficata come o più di prima e non risulta che i varchi elettronici siano ancora in grado di fermare o multare la circolazione dell’aria.

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