Le “americanate” di Renzi che arriva a paragonarsi a Meucci: «Inventò il telefono ma…»

25 Set 2014 15:09 - di Gloria Sabatini

Andrà avanti con le riforme a tutti i costi perché lui non farà «la fine degli altri». Piazzista nato, cresciuto a tweet  e selfie, prima davanti alla platea del prestigioso Council of foreign relations e poi nella doppia intervista a Wall Street Journal e a Bloomberg tv, Renzi dà il meglio si sé. E vende la pelle dell’orso (le riforme epocali per riavviare l’Italia) prima di averla cacciata per rassicurare l’amico d’Oltreoceano che l’Italia ha cambiato verso. «Il mio impegno è chiaro: realizzare le riforme indipendentemente dalle reazioni», dice il premier dei miracoli annunciati rivolgendosi direttamente ai sindacati dei quali dice di non preoccuparsi, perché lui è seriamente impegnato a sconfiggere la “vetocrazia” delle caste e della pubblica amministrazione. «Oggi non serve un compromesso ma del coraggio per un nuovo modello di mercato», aggiunge escludendo «categoricamente» l’aumento di nuove tasse. Una clamorosa bugia, smentita nei fatti dalla contabilità dei bilanci e dai diktat europei che imporrano entro l’anno una manovra finanziaria aggiuntiva e una nuova stangata per gli italiani. Non a caso Renzi, il cui appeal è in caduta anche se modesta, vede come la peste un ricorso alle urne. «Ora non è il momento di tenere elezioni», spiega ribadendo che la sua mission è quella di arrivare al 2018 e poco importa se è stato “eletto” a capo del governo dalla direzione del Pd che scalzò Letta e non dai cittadini. «Di solito in Italia c’è un approccio di tipo tradizionale – spiega agli americani – “ok abbiamo un problema, andiamo alle elezioni”. E invece no, dobbiamo cambiare la legge elettorale per dare un chiaro messaggio su chi sia il vincitore e il perdente». E ancora in un crescendo di spot autogestiti aggiunge che non vuole avere consenso per il gusto del consenso, «qualcuno dirà che sono pazzo ma io voglio realmente cambiare in modo radicale, rivoluzionario, il mio Paese; Meucci inventò il telefono ma non ebbe il copyright, per mancanza di denaro, siamo il Paese della grandi idee che non riusciamo a realizzare, io ridarò autenticità alla nostra Italia». Per non esagerare, però, l’uomo della Provvidenza esibisce un filo di autocritica, ma solo sull’inglese non proprio perfetto. «Cancellate le registrazioni, è terribile la mia pronuncia, lo so». E regala alla platea il migliore dei suoi sorrisi da bambinone sotto l’occhio vigile di Sergio Marchionne che alla fine dell’intervento si spella le mani per applaudire il premier sodale. Ma in Italia, dove l’ex sindaco di Firenze, è più conosciuto che a Park Avenue, non si fanno incantare. «Leggo – è il commento del forzista Daniele Capezzone – che il presidente del Consiglio Matteo Renzi, parlando con il Wall Street Journal esclude categoricamente nuove tasse. A questo punto, mi chiedo se sia un omonimo il Renzi che ha in questi mesi aumentato la tassa sui risparmi, e che ha confermato e aggravato la tassa sulla casa, aggiungendo un ulteriore 0,8 per mille rispetto al Governo Letta-Alfano».

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