Pensioni, ora anche il Parlamento si accorge che il conflitto generazionale è dietro l’angolo

1 Set 2014 16:29 - di Redazione

Non è una novità assoluta, ma ora a certificarlo è anche il Parlamento nazionale attraverso la Commissione di controllo sugli enti di previdenza, il cui presidente, il pd Lello Di Gioia, ha lanciato un vero e proprio allarme rosso sul contenzioso generazionale ormai innescato dalle clamorose disparità nel trattamento pensionistico. Una novità tuttavia è riscontrabile nel fatto che a finire sotto accusa questa volta non sono tanto le cosiddette pensioni d’oro quanto i diversi sistemi previdenziali stratificatisi nel corso degli anni causando danni difficilmente calcolabili a chi oggi non riesce ad entrare nel mondo del lavoro o vi può accedere solo da precario. Tradotto in parole povere, vuol dire che il rischio di un conflitto generazionale è un’eventualità tutt’altro che remota.

”Oggi – spiega Di Gioia – le pensioni erogate con il sistema retributivo sono pagate da chi avrà la pensione con il contributivo. Verrà a galla un conflitto generazionale, con le lamentele di coloro che riceveranno la pensione calcolata con il contributivo, ma pagano oggi le pensioni di chi può godere del sistema retributivo”. Per il presidente della Commissione di controllo “è inutile illudersi” dal momento che “le differenze negative del contributo pesano su tutti, dalle pensioni più alte a quelle più basse”. E dire che questo è solo un aspetto di un problema. La realtà – che anche Di Gioia sembra ignorare – è che oggi chi versa contributi che mai gli ritorneranno utili come trattamento previdenziale domani. Somma ingiustizia.

”Occorre fare chiarezza, dire le questioni come stanno – afferma Di Gioia -. In questo momento c’è molta demagogia sulle cosiddette pensioni d’oro ma bisogna fare molta attenzione. Il problema sono gli alti livelli di disoccupazione, al 44 per cento per i giovani. Il problema è particolarmente serio al Sud dove a mantenere i giovani sono le pensioni dei nonni. La questione vera è la disoccupazione, cui il governo deve mettere mano in modo serio”.  Speriamo se ne accorga anche Renzi.

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