Magistrati in politica, insabbiato il disegno di legge?

11 Set 2014 13:19 - di Valerio Pugi

Perché il disegno di legge che dovrebbe disciplinare l’ingresso delle toghe in politica e il loro rientro in magistratura, già approvato dal Senato, “langue”
da tempo alla Camera dei deputati? A porre la domanda è il presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, Francesco Nitto Palma, che in una nota ricorda come fu il presidente della Repubblica a sollecitare una regolamentazione della materia. «Il presidente della Repubblica – osserva Nitto Palma – nel suo intervento al Csm del 31 luglio 2010, manifestò la necessità di regolare l’impiego del magistrato in funzioni diverse da quelle proprie e, principalmente, “il suo transitare all’attività politica così come il rientrarne nella carriera giudiziaria”. Condividendo fino in fondo le parole del presidente della Repubblica, una volta nominato ministro della Giustizia ho presentato le mie dimissioni dall’ordine giudiziario. Per analoga condivisione, il Senato della
Repubblica, l’11 marzo 2014, ha approvato, a larghissima maggioranza, il disegno di legge nella citata materia, disciplinando le varie ipotesi di ingresso dei magistrati in politica e il loro rientro in magistratura. Ciò premesso, non riesco a comprendere le ragioni per le quali il citato disegno di legge langue in sede referente alla Camera dei deputati, cui è stato trasmesso il 13 marzo 2014. Eppure il problema non mi pare di poco conto, come dimostrato dall’attenzione riservatagli dal presidente Napolitano», conclude Nitto Palma.
Sempre in tema di giustizia e di magistrati, il presidente dell’Unione Camere penali (che rappresenta gli avvocati penalisti), Valerio Spigarelli, intervistato da “Radio anch’io” ha rivolto una dura critica all’Anm (Associazione Nazionale Magistrati): «Le sue reazioni sulle ferie sono curiose perché l’interruzione dei termini feriali crea più problemi agli avvocati dei piccoli studi, che pure non hanno fatto una sollevazione popolare. Allora perché c’è stata questa levata di scudi? L’Anm di fatto lo ha detto quando ha reagito a una battuta del premier come se fosse vilipendio. Chiariamo una cosa: l’Anm è un sindacato. Il presidente del Consiglio, che fa battute su qualsiasi sindacato – ha aggiunto Spigarelli – può farla pure sull’Anm, non è un reato, un vilipendio. Dietro questa reazione c’è una sorta di concezione proprietaria della giustizia per cui, se non tratti con la magistratura, le riforme non le fai».

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