Le mani della ‘ndrangheta sugli appalti in Calabria: sgominate due cosche

9 Set 2014 10:27 - di Redazione

Estorsioni ad alto livello e infiltrazione nell’aggiudicazione di appalti, anche per la messa in sicurezza di una scuola e la costruzione di una diga. Per associazione mafiosa transnazionale sono stati arrestati alcuni esponenti di due delle ‘ndrine calabresi più pericolose, “Commisso” di Siderno e “Aquino” di Marina di Gioiosa Ionica. Gli uomini dello Sco e della Squadra mobile di Reggio Calabria, guidati da Andrea Grassi e Gennaro Semeraro, hanno rilevato importanti infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’economia legale. Le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Reggio, su richiesta della Dda, riguardano personaggi di spicco delle principali cosche jonico-reggine. I particolari dell’operazione sono stati resi noti in una conferenza stampa presso la questura di Reggio Calabria dal procuratore capo di Reggio, Federico Cafiero De Rao, dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri, dal direttore del Servizio centrale operativo, Raffaele Grassi e dal questore Guido Longo. L’inchiesta è il proseguimento di un’altra indagine contro la ‘ndrangheta che nel 2010 portò in carcere 300 persone tra Calabria e Lombardia. Le ditte che si aggiudicavano appalti nella fascia ionica reggina tra Siderno e Marina di Gioiosa Ionica erano costrette a pagare una tangente del 3% sul valore dei lavori alla ‘ndrangheta. L’operazione ha colpito anche alcune cosche minori collegate alle due principali e operanti ad Antonimina e Natile di Careri. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa ed estorsione. Tra gli appalti sui quali le ‘ndrine imponevano il pizzo, anche quelli relativi alla messa in sicurezza di una scuola e alla costruzione di una diga. La tangente calava un po’ di valore se le imprese che si aggiudicavano i lavori erano considerate “amiche” dagli uomini della ‘ndrangheta.

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