La politica impari dallo sport: al maratoneta medaglia d’oro Daniele Meucci il premio Atreju

18 Set 2014 10:42 - di Romana Fabiani

Ventotto anni “nascosti” bene, sorride davanti ai flah dei giovani arrivati da tutta Italia all’Isola Tiberina per Atreju2014, la festa della destra under trenta giunta alla diciassettesima edizione. A Daniele Meucci, medaglia d’oro nella maratona agli Europei di Zurigo di un mese fa, è stato consegnato il primo premio Atreju di questa edizione. Eccellenza nello sport e nella vita, l’atleta pisano ha strappato l’oro nella sesta e ultima giornata degli Europei, solo un mese fa tra le lacrime è salito sul gradino più alto del podio dopo averlo sfiorato a Helsinki 3 anni fa, oggi fa il bis sul palco dell‘Isola che c’è (sottotitolo della manifestazione). A premiare l’atleta del gruppo sportivo dell’Esercito, Pasquale Maietta, giovane deputato di Fratelli d’Italia-An. “Il Premio Atreju consegnato a Daniele Meucci è per tutti quegli atleti che rappresentano l’Italia migliore” si nelle nella bacheca Facebook di Marco Perissa, presidente di Gioventù nazionale e promotore dell’evento. «Lo sport – spiega – è un volano naturale per i valori che vogliamo rappresentare superando le astrazioni ideologiche anacronistiche. Con lo sport a tutti i livelli, a partire dall’infanzia, si impara a praticarli divertendosi. L’obiettivo – sorride – è quello di trasferire nella vita e nell’impegno politico gli “ingredienti” dello sport, penso all’allenamento contrapposto all’improvvisazione, alla sana competizione ben diversa dal carrierismo facile. Il Palazzo farebbe bene a praticarlo».  Una provocazione? «Voglio dire che sacrificio, senso di squadra e la lealtà andrebbero trasferiti nella vita e nell’impegno politico. A Daniele, come a tanti altri campioni, dobbiamo il merito di tenere alta la bandiera nazionale in un’Europa zoppa nella quale l’Italia perde di credibilità di giorno in giorno». Nelle parole di Meucci con l’oro al collo, un passato di calciatore e poi di fondista, c’è tutta la sua filosofia. «Non me l’aspettavo. Ho attaccato al momento giusto, ma gli ultimi dieci minuti sono stati un’agonia. Ho pensato a mia moglie, ai bambini. Mi sono detto che dovevo farcela e ho tenuto duro. Ho corso seguendo l’istinto, a un certo momento ho pensato che dovevo rischiare se volevo vincere. Ci ho creduto, questa è la maratona».

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