Il nuovo che avanza? A Firenze procede su percorsi di plastica…

17 Set 2014 12:26 - di Ginevra Sorrentino

Nell’era appena inaugurata del renzismo asfaltatore l’ideale estetico trionfante sembra essere il radical kitsch, con tutte le sue derivazioni (e aberrazioni) urbanistiche connesse. A partire da Palazzo Vecchio, luogo simbolo del potere della nuova classe dirigente toscana – avvenente e scattante per auto-definizione – punto di partenza della corsa senza ostacoli elettorali partita da Firenze e arrivata ai traguardi romani di Palazzo Madama e Palazzo Chigi. Peccato però che l’epigono numero uno del renzismo doc, il neo sindaco di Firenze, Dario Nardella, sia in ritardo su una questione cittadina è estetica ma non solo:  liberare piazza della Signoria dalle fioriere in plastica che ne deturpano l’immagine da tre anni.  Solo che, viene da chiedersi, se ci vogliono mille giorni per rimettere in moto un Paese immobilizzato nella palude della crisi economica e dell’immobilismo anti-innovatore, come mai ci vogliono più di tre anni almeno – se non di più – per liberare Piazza della Signoria, simbolo del rinascimento fiorentino? E come mai nel nuovo corso della reinaissance toscana, invece che partire dalla sua materia prima, il celeberrimo cotto appunto, evocato ancora nel 2012 proprio da Renzi a proposito del progetto di lastricare (e non asfaltare) la pavimentazione della piazza, oggi ci si affida alla contraffazione di plastica di ben più prosaica ascendenza made in China? Altro che rifioritura poi: qui si parla di siepi spelacchiate innestate in vasi orribili da discount, metafora imprenditoriale decisamente poco “green” del nuovo giovanilismo che avanza…

Più che di progetto asfaltatore di Renzi e renziani, allora, al momento Firenze e i suoi luoghi più rappresentativi sembrano essere in ostaggio delle declinazioni decorative e delle degenerazioni floreali dell’amministrazione locale, responsabili dell’imperdonabile arredo urbano che, in spregio al principio della lotta al degrado in nome del quale sono state dislocate, lasciano la Fontana del Nettuno, le mura di Palazzo Vecchio e la storia che quei capolavori racchiudono, in ostaggio della contraffazione più anti estetica che si possa immaginare.

Così, mentre la gestione capitolina di Roma fa acqua da tutte le parti, letteralmente inondata da un’imperizia gestionale che nelle settimane scorse ha fatto invadere di acqua il Mausoleo di Augusto e Piazza Navona. Dopo il crollo strutturale – e purtroppo sistematico – della Napoli monumentale, ridotta in pezzi e schiacciata dall’incuria, oggi anche Firenze si aggiunge al triste elenco delle città vittime di chi dovrebbe essere l’artefice del loro rilancio. O almeno, della loro sopravvivenza…

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