Grande guerra, il Papa a Redipuglia: «Oggi siamo in un terzo conflitto mondiale combattuto a pezzi…»

13 Set 2014 10:50 - di Guido Liberati

«Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tutti noi la conversione del cuore: passare da quel “A me che importa?”, al pianto. Per tutti i caduti della “inutile strage”, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo. L’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto». Così papa Francesco ha concluso la sua omelia nella messa al Sacrario militare di Redipuglia. La messa è stata celebrata in occasione del centenario dell’inizio della prima guerra mondiale. «Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano… trovandomi qui, in questo luogo, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia», ha affermato papa Francesco nell’omelia. «Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Sopra l’ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: “A me che importa?”. Tutte queste persone, i cui resti riposano qui, avevano i loro progetti, i loro sogni…, ma le loro vite sono state spezzate. L’umanità ha detto: “A me che importa?”». Il papa Francesco ha citato più v0lte «la risposta di Caino» a Dio, dopo l’uccisione di Abele. «La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà… “A me che importa?”», ha ribadito. Bergoglio ha poi puntato il dito contro «questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi», gli «affaristi della guerra», che «hanno scritto nel cuore: “A me che importa?”».  «Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta “a pezzi”, con crimini, massacri, distruzioni…».  Nel Sacrario, che custodisce le salme di 100.187 caduti della Grande Guerra, il Papa è stato accolto da monsignor Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia. Hanno concelebrato con il Pontefice i cardinali Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, e Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria, con numerosi vescovi provenienti da Slovenia, Austria, Ungheria e Croazia.

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