Talenti in fuga da Marino, Vienna chiama subito Muti: «Lo aspettiamo a braccia aperte»

23 Set 2014 18:38 - di Guido Liberati

Poco più a nord, episodi come quelli che hanno portato alle dimissioni di Riccardo Muti dal teatro lirico di Roma, sono inconcepibili. E infatti non si verificano. «Da noi sarebbe impensabile, non ci sono vertenze, o scioperi, i sindacati mediano nella ricerca di una soluzione».  Ne è convinto il sovrintendente della Staatsoper di Vienna, il francese Dominique Meyer. «Abbiano una situazione molto calma, anche il sistema è diverso da quello che esiste in Francia e Italia. Qui si cerca la mediazione fra direzione e lavoratore, un modo molto educato di lavorare». Meyer conosce bene Muti e sarebbe ben lieto di riaverlo a Vienna: «Muti può venire quando vuole, lo aspettiamo a braccia aperte», dice in perfetto italiano. «Sarei felicissimo». Le ultime direzioni di Muti alla Staatsoper sono state Nozze di Figaro a dicembre 2005, pochi mesi dopo l’addio alla Scala, e Così fan tutte nel febbraio 2008. Che lasci Roma «è una notizia triste». «Ha messo tanta energia nel risollevare il teatro di Roma. Tutti andavano da tutto il mondo a vedere le sue recite. Muti è uno dei direttori d’orchestra più importanti al mondo, davvero triste quanto e’ accaduto». Ai primi di settembre il direttore musicale della Staatsoper, Franz Welser-Moest, annunciava le dimissioni per divergenze artistiche. Un colpo per Meyer che doveva trovare sostituti per ben 34 recite annullate dal maestro austriaco. Problema risolto: «Abbiamo trovato i direttori per sostituirlo e fra qualche giorno avremo i contratti». Il «teatro lavora, abbiamo aperto la stagione il 3 settembre, tutti i giorni recite: gia’ cinque opere e un balletto». Sulla disputa con Welser-Moest, no comment: «Abbiamo concordato di porre fine al contratto, una gara di insulti non è nel mio stile». Lei conosce bene Muti, come si spiega il suo gesto? «Non ho parlato con lui ultimamente, ma ovviamente riteneva che non fosse possibile andare avanti con minacce di scioperi permanenti, così non si può lavorare». Un «artista di questo livello , che ha messo tutte le sue forze nella rinascita dell’Opera di Roma, ha sentito che in quel contesto era sempre più difficile fare quello che si era prefisso». «Muti non è persona che rinuncia così senza motivi, penso abbia avuto ragioni importanti per rinunciare. Aveva a cuore il teatro, ricordo che quando accettò l’incarico a Roma rinunciò ad altri impegni». Ora Vienna lo aspetta a braccia aperte.

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