Ecco perché D’Alema rimpiange Berlusconi

3 Set 2014 16:05 - di Oreste Martino

«I partiti devono durare nel tempo, al di là del consenso fluttuante». Con queste parole Massimo D’Alema alla Festa dell’Unità ha attaccato Matteo Renzi. Il “rottamato” non ha risparmiato nulla al “rottamatore”, criticando la gestione del partito (il Pd deve «ritrovare la via democratica») e quella del governo («vedremo quando arriveranno i provvedimenti…»).

Al di là delle schermaglie tra i due ciò che colpisce è che D’Alema dopo aver citicato per venti anni il berlusconismo finisce per essere travolto dallo stesso metodo, che oggi si chiama “renzismo” e alberga nella sinistra. In casa democratica cominciano a capire che il buon Matteo ha sì portato il Pd al 40%, ma che il costo di questo successo tutto personale potrebbe essere altissimo per il partito. In sostanza sembra quasi che D’Alema abbia ormai la certezza che il “modello Renzi” potrebbe decretare la fine del Pd. Certamente le sue critiche sono anche figlie delle delusioni personali, dalla mancata candidatura in Parlamento all’esclussione dal governo nonché, infine, la scelta della Mogherini come lady Pesc in un ruolo che oggettivamente era perfetto per l’ex lider maximo.

Come se non bastasse all’ex segretario e presidente del consiglio viene riservato anche un trattamento rozzo da parte del mondo renziano. Ne è prova che Europa, il quotidiano con piu renziani in redazione, ha pubblicato un editoriale dal titolo “L’ultimo stop segna la fine della carriera di D’Alema”, addiruttura firmato da Fabrizio Rondolino, ex portavoce di “baffino”. D’Alema ha reagito da signore limitandosi a dire che non legge la stampa clandestina, classificando così la testata tra i giornali inutili che nessuno legge, ma avrebbe potuto essere oggettivamente più cattivo. Senza D’Alema nessuno avrebbe mai saputo dell’esistenza di Rondolino e una ingratitudine così grave meriterebbe forse un dono a Rondolino da parte dell’ex datore di lavoro, che farebbe bene a regalargli un saggio della psicologa Maria Rita Parsi su “La sindrome rancorosa del beneficato”.

Chissà, forse con il clima che c’è nel suo partito D’Alema rimpiange Berlusconi. Ai suoi tempi Il Giornale lo trattava meglio di Europa e tutta la politica gli portava più rispetto.

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