Cinquestelle nel caos, da Parma arriva un “vaffa” a Grillo: alleanza col Pd. E a Bruxelles è rissa sui soldi

16 Set 2014 20:37 - di Redazione

Nonostante l’espresso divieto di Beppe Grillo, il M5S di Parma ha raggiunto un accordo con Pd e centrodestra per eleggere un esponente Pd (o il sindaco di Fidenza o quello di Salsomaggiore) alla presidenza della Provincia di Parma. Federico Pizzarotti sarà candidato come consigliere provinciale nella lista unitaria. Eppure lo stesso Grillo, dal suo blog, aveva dato un’indicazione categorica: «Il M5S continuerà a non presentare le proprie candidature in un organo politico del quale auspica la soppressione.Non cediamo e non ci facciamo lusingare dalla prospettiva di acquisire poltrone o, addirittura, da eventuali vittorie in alcune elezioni provinciali». Messaggio precipitato nel vuoto e sconfessato dai suoi.  E che sia ormai in atto una scissione in Emilia Romagna è confermato dall’annuncio di alcuni parlamentari grillini di non fare campagna alle prossime elezioni regionali. Materia del contendere, l’esclusione dal voto del consigliere uscente Andrea Defranceschi. La norma che non ha permesso a Defranceschi, indagato dalla Procura di Bologna come tutti i capigruppo della Regione Emilia Romagna, per l’inchiesta sui rimborsi spesa, è definita «arbitraria» e imposta con «metodi autoritari che ricordano il peggiore dei partiti».  Da queste basi la decisione di non partecipare attivamente alla campagna elettorale: «Questa volta, non faremo rete sul territorio. Che fine ha fatto una consultazione della rete che l’esercizio della democrazia partecipata impone? La partecipazione non è uno slogan, è una pratica». A sottoscrivere la nota sono stati, tra gli altri, i parlamentari Giulia Sarti, Mara Mucci e Paolo Bernini. E ancora, oltre a Pizzarotti, il gruppo in Comune di Parma, il capogruppo di Ravenna Pietro Vandini, i tre consiglieri di Piacenza Mirta Quagliaroli, Barbara Tarquini e Andrea Gabbiani e altri sul territorio.

A gettare altra benzina sul fuoco del Movimento, anche le notizie che arrivano da Bruxelles: i parlamentari Cinquestelle  non starebbero restituendo, come invece avevano promesso e messo per iscritto, parte del loro stipendio da eurodeputati. In Italia senatori e deputati fino a qualche mese fa hanno rendicontato le proprie spese e – chi più, chi meno – hanno devoluto parte dei propri stipendi in un fondo a sostegno delle piccole e medie imprese. Anzi, per lungo tempo il Movimento Cinque Stelle ne ha fatto un elemento distintivo. Ora la musica è cambiata, soprattutto all’europarlamento; dove i 17 eletti nelle liste del M5S non starebbero devolvendo parte del loro stipendio al mantenimento del gruppo comunicazione scelto dalla Casaleggio Associati. Secondo i diretti interessati, si tratta soltanto di una insubordinazione nei confronti del capo della comunicazione Claudio Messora a causa della sua gestione “personalistica” del gruppo. Una cosa che non va giù a Grillo e ai suoi, ma per il momento non si vuole creare tensione nel gruppo che, in pochi mesi, già mostra segni di sfaldamento. Anche in Europa.

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