“Big mac” in crisi? Mussolini: a me piace ed è meglio del sushi

20 Set 2014 13:36 - di Priscilla Del Ninno

Scandali alimentari. Input salutisti. Nuove mode gastronomiche. Defaillances imprenditoriali. Possono essere davvero tanti i motivi alla base della crisi del brand McDonald’s sia negli Usa che in Europa: l’unica certezza riguarda allora il bilancio negativo denunciato dalle chiusure trimestrali dei conti, ormai puntualmente in ribasso. Ad inficiare gli utili, a parte il momento favorevole di nuove e agguerrite catene di fast food, pericolosi competitor domestici, la riscoperta di un nuovo gusto per il cibo e la cucina, e una serie di scelte aziendali sbagliate che, unite a un brusco calo delle vendite registrato sul mercato globale, rischiano di infliggere il colpo di grazia allo scricchiolante impero dell’hamburger americano. Basti pensare infatti che, solo nel mese di agosto, i ricavi hanno subito una flessione del 3,7%: in questo caso, peraltro, il responsabile principale del deludente decremento degli utili stagionali sarebbe lo scandalo legato alle difficoltà di una delle ditte fornitrici di McDonald’s in Cina, accusata di aver venduto come fresca carne scaduta. Se a questo si associano poi: un momento di debolezza del mercato americano; gli attuali rapporti geopolitici con Cina e Russia e i continui avvicendamenti ai vertici della divisione Usa del brand, si riesce a dare una spiegazione concreta al deludente responso numerico.

Come se non bastasse, infine, va detto anche che, ciclicamente, volti noto dello showbusiness d’oltreoceano spendono il proprio nome in favore di campagne salutiste – ora vegane, ora vegetariane, a seconda del trend del momento, sempre e comunque in nome del “gastronomicamente corretto” – che invitano ad un’alimentazione equilibrata in grado di prevenire rischi cardio-vascolari e il dramma particolarmente sentito negli States dell’obesità. Il che contribuisce a connotare ancor più chiaramente il perché e il come della messa al bando di nuggets di pollo e patatine fritte. Come l’attrice Gwyneth Paltrow, ad esempio, solo per citare l’ultimo caso di una lunga catena di precedenti, che in un’intervista a la Repubblica confessa di aver dichiarato guerra a carboidrati e hamburger, cibo spazzatura e cultura fast e take away, mondando la sua dispensa da leccornie nocive a fegato e intestino, e in favore del benessere alimentare dei suoi figli: anche nell’ottica di una cultura gastronomica trasmessa proprio in cucina, dove la star hollywoodiana si ritrova quasi sempre ai fornelli con i suoi bambini.

In casa nostra, invece, il Mc e il fast food non sono ancora così demonizzati come altrove. «A me anzi ha salvato la vita in diverse circostanze all’estero, dove c’è un cibo spesso orrendo», ci dice infatti la deputata azzurra Alessandra Mussolini da noi interpellata sull’argomento. «Certo noi in Italia non abbiamo bisogno di ricorrere all’hamburger per sfuggire, come è successo a me in diversi viaggi con i miei figli, a menù stravaganti e a pietanze discutibili – prosegue l’esponente di Forza Italia –  ma è pur vero che il problema della carne garantita, delle verdure bio, del cibo sano e sicuro in generale insomma, non è un problema che riguarda solo McDonald’s. Poi io non credo nella cultura salutista, credo piuttosto a un ricorso occasionale, e non abituale, al fast food». Tanto è vero, aggiunge, che «quelle rare volte che i miei figli mi hanno chiesto di andare a mangiare un hamburger, sono andata volentieri e ci siamo anche divertiti. Poi, se parliamo di mode – conclude la Mussolini – non possiamo non riconoscere che tutti noi abbiamo sostituito quello che ieri era il McDonald’s con il sushi. Che poi, a ben vedere, data la presenza nel pesce crudo di un pericoloso parassita, è ancora più nocivo di un big Mac». Come a dire, insomma, che niente è meglio di un buon piatto di pasta…

 

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