Attacco nostalgico alla memoria di Solgenitsin: «I suoi libri sui gulag frutto di fantasia…»

29 Set 2014 18:26 - di Antonio Pannullo

Passo falso quello di Jurij Poljakov, attuale direttore della polverosa Literaturnaja Gazeta, rivista culturale in auge ai tempi di Stalin, che ha inspiegabilmente attaccato – peraltro fuori tempo massimo – un autentico monumento nazionale, il Premio Nobel Aleksandr Solgenitsin. Come è noto, Solgenitsin è stato uno scrittore, drammaturgo, storico russo che attraverso i suoi scritti ha fatto conoscere al mondo l’orrore del comunismo sovietico, i campi di concentramento, il lavoro forzato dei dissidenti, la mancanza di libertà, e che per questo – dopo il Nobel ottenuto nel 1970 – nel 1974 fu cacciato con infamia dal regime allora imprante a Mosca. Nella sua amatissima patria poté ritornare, da trionfatore, solo nel 1994, dopo la caduta del comunismo. È morto nel 2008 nella capitale. Era nato nel 1918 nel sud della Russia, di origini cosacche e ucraine, e crebbe a Rostov, con la sola madre, in condizioni di estrema povertà. Si laureò in matematica sempre a Rostov. Partì volontario nella Seconda Guerra Mondiale, guadagnandosi sul campo i gradi di capitano. Nel 1945, malgrado le decorazioni militari, fu arrestato e mandato in un gulag (campo di concentramento dell’Urss, ndr) per aver criticato Stalin in una lettera privata a un amico. Nel 1955, scontata la condanna, fu mandato in esilio perpetuo in Kazakhistan. In seguito la pubblicazione dei suoi altri scritti fu vietata dall’Unione degli Scrittori sovietici, di cui, guarda caso, faceva parte la Literaturnaja Gazeta, e i suoi guai continuarono. Il Kgb sequestrò i suoi manoscritti, la sua segrataria si suicidò dopo essere stata torturata dai servizi, lui sfuggì a un tentativo di avvelenamento, nel 1970 non poté ritirare il Premio Nobel. Intanto Arcipelago Gulag era stato pubblicato in Occidente, ove ebbe un successo smisurato. La parola gulag iniziò a entrare nel vocabolario planetario. Il poeta Evtuscenko e il violoncellista Rostropovic, per aver osato difenderlo, furono esiliati. Come lui, che nel 1974 fu mandato il Germania Occidentale e privato della cittadinanza sovietica. Trascorse vent’anni, infelice per la lontananza dalla Madre Russia, negli Stati Uniti, dove continuò a scrivere, ma anche criticato dai progressisti occidentali per il suo essere sinceramenten patriottico e di religione ortodossa. Solgenitsin negli anni recenti si è guadagnato l’antipatia della sinistra internazionale, oltre che per aver fatto conoscere la verità sulla repressione comunista, anche schierandosi contro i pacifisti in occasione della guerra del Vietnam, contro i bombardamenti della Nato in Kosovo, ed esprimendo più volte preoccupazione per la sorte dei russofoni che oggi abitano nelle repubbliche ex sovietiche, come ad esempio in Ucraina. Quando morì ebbe solenni funerali di Stato. Solgenitsin in pratica sosteneva, come Dostojesky, se non la superiorità almeno la missione della Russia nei confronti dei Paesi confinanti, chiamata dalla geopolitica e dalla storia a guidare e dirigere. Oggi Solgenitsin è secondo solo al presidente Vladimir Putin nell’indice di gradimento dei russi, e un tentativo di diffamazione contro di lui assume un significato che non può essere che politico ed eterodiretto. Addirittura Polijakov ha messo in dubbio la veridicità delle sue descrizioni dei gulag, definendole frutto di fantasia, ma dimenticando che oltre a quella – di prima mano – di Solgenitsin, ci sono anche altre migliaia di testimonianze. Poljakov è arrivato al punto di proporre di vietare i libri di Solgenitsin nelle scuole russe, ma è difficile che il suo appello venga raccolto da qualcuno. Immediata la replica della vedova dello scrittore Natalja Svetlova, che tra le altre cose ricorda a Poljakov, già capo dei giovani comunisti sovietici, che Solgenitsin non «abbandonò» il suo Paese, come scritto da Poljakov, ma ne fu cacciato… Già molte voci si sono levate contro Literaturnaja Gazera e il suo nostalgico direttore, mentre il Cremlino tace. Ma già, Solgenitsin non ha bisogno di essere difeso dal governo, la sua vita e le sue opere testimoniano per lui. E lui continuerà a essere studiato nelle scuole russe, insieme con Dostojevsky e i suoi Fratelli Karamazov…

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