Articolo 18, Sel presenta 350 emendamenti e prova a saldarsi con la minoranza Pd

24 Set 2014 14:07 - di Redazione

Ammontano a 350 gli emendamenti “scaricati” da Sel al ddl delega sul lavoro, il cosiddetto Jobs Act. E, com’era prevedibile, i vendoliani si dicono pronti a votare anche quelli presentati dalla minoranza Pd, sette in tutto ma già contrastatissimi dalla maggioranza renziana. Quella che chiede il governo – ha spiegato il coordinatore nazionale Fratoianni – è una delega “in bianco” mentre su questa materia serve “una discussione vera” e non “un braccio di ferro o la minaccia di un decreto”. “Ci appelliamo al presidente del Consiglio e della Repubblica affinché siano assicurate le garanzie costituzionali. La delega non contiene come dovrebbe principi stringenti cui attenersi nè si può intervenire con un decreto su una materia come quella del lavoro”.

Da Milano, dove si trova per la presentazione del Medimex festival che si terrà in Puglia, Vendola usa parole ancora più forti: “Cancellare l’articolo 18  – ha spiegato – significa cancellare uno dei punti fondamentali della nostra cultura della modernità ed è una bandiera tipica della destra”. Nella battaglia sul mercato del lavoro, il leader di Sel intravede la possibilità di un rilancio della sinistra radicale. “Se Renzi – ha aggiunto – diventa l’alfiere delle battaglie storiche della destra è un problema suo. Io credo che non si tratti solo di difendere le ragioni della sinistra, ma l’idea del lavoro, altrimenti, avremo sempre più lavoro sporco, povero e poco competitivo”. Secondo Vendola il dibattito sull’articolo 18 “é uno spartiacque e bisogna decidere da che parte stare”. “Oggi vogliono portare a compimento lo smantellamento della civiltà dei diritti – ha concluso – Renzi l’ha detto che bisogna uscire dal ‘900 ma rischiano di riportarci nell’Ottocento”.

E che nel Pd la situazione stia diventando esplosiva lo testimonia l’intervento di Stefano Fassina, ad Agorà, trasmissione di Rai3: “Nella riforma del lavoro ci sono punti che non vanno e che aggravano la precarietà, ma gli emendamenti che abbiamo condiviso ieri, presentati da una quarantina di senatori, hanno al primo posto l’eliminazione della maggior parte dei contratti precari”. 

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