A San Francisco il premier vuole fare l’americano. Ma fa la figura di “Don Buro”

22 Set 2014 21:20 - di Guido Liberati

La gita americana di Matteo Renzi inizia a San Francisco. Il premier giacca scura e immancabile camicia bianca e senza cravatta, scende dalla scaletta dell’aereo con la gentile signora e zompetta allegramente davanti alle autorità californiane.  Nella prima tappa del tour negli States, che toccherà poi New York e Detroit, il premier ha visitato la Silicon Valley e ha incontrato l’ormai “pensionat” della politica, Condoleezza Rice. Nessuna traccia della sua presenza sui notiziari americani. Persino il San Francisco Chronicle snobba la visita del nostro presidente del Consiglio. Eppure la gita dell’ex sindaco di Firenze viene sbandierata da Palazzo Chigi come il secondo sbarco più importante di un italiano in America dopo quello di Cristoforo Colombo. Nelle foto ufficiali Renzi sfoggia un sorriso da film di Vanzina. In particolare quello di Christian De Sica nei panni di Don Buro nelle famose Vacanze in America. E come un comico nato si avventura in un discorso pieno di iperboli parlando ai ricercatori italiani impegnati nella Silicon Valley nell’incontro allo Yacht club a San Francisco. «Se c’è un premier libero da padrini e padroni è il segno che l’Italia si è stancata di certi riti e certa politica, magari si fallisce ma come insegna la Silicon Valley fallendo si impara a fare meglio». E ancora proclami immodesti come questo: «Non vi chiedo di tornare perché siete cervelli in fuga, io cambio l’Italia e voi il mondo». Poi l’ennesimo proclama da televenditore: «Da parte nostra faremo di tutto per cambiare l’Italia: per renderla un paese più semplice, con un mercato del lavoro diverso, con una classe politica che sia dimagrita e di cui non vergognarsi». Infatti il meglio di sé, il premier lo dà quando ironizza e sfodera battutine. «L’Italia è un grande paese ma ha alcuni punti deboli incredibili. Tutti li conoscono ma ti dicono “Vai avanti te che mi viene da ridere”.La parte che dobbiamo fare noi è non fermarsi di fronte agli ostacoli del dibattito politico. Arriva il momento che facciamo arrabbiare qualcuno per far contenti tutti». Sul fare arrabbiare tutti, Renzi l’americano è già riuscito nell’impresa.

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