Tornado, i magistrati di Ascoli ipotizzano l’errore umano. Ritrovata una scatola nera

21 Ago 2014 16:19 - di Redazione

Due Procure in campo, quella di Ascoli Piceno e quella militare di Verona. Ma una delle due ha già qualche idea di quello che può essere accaduto sulle colline di Casamurana, alle porte di Ascoli, quando due cacciabombardieri Tornado dell’Aeronautica Militare italiana, di stanza al 6° Stormo di Ghedi, nel Bresciano, si sono scontrati in volo, disintegrandosi e uccidendo quattro militari, una donna, Mariangela Valentini, e tre uomini, Alessandro Dotto, Giuseppe Palminteri, Paolo Piero Franzese, due capitani, espertissimi di volo, e i due loro navigatori. E l’ipotesi che prende piede con una certa insistenza fra gli investigatori e gli inquirenti ascolani è che, all’origine dell’incidente vi sia un errore umano. A duemila chilometri orari, a tanto viaggiano questi potenti cacciabombardieri ognitempo dell’Aeronautica italiana, una frazione di secondo vuol dire non avere spazio per riparare ad un eventuale errore. Soprattutto se si è a bassa, bassissima quota, come in questo caso, insaccati fra le colline e i monti, a dividersi il ristretto spazio aereo con un altro bestione della stessa stazza che, magari, come nel caso, arriva a tutta velocità ortogonalmente.
Ecco, dunque, che l’ipotesi prevalente per lo scontro tra i due Tornado militari è l’errore umano. Il clamoroso aggiornamento arriva da una fonte investigativa al termine di un incontro con il pm Umberto Monti che coordina l’inchiesta e che ieri ha ricevuto una prima relazione dall’Aeronautica Militare sulla sciagura. Per questo la Procura acquisirà, oltre ai tracciati radar e ai piani di volo dei due velivoli, uno “storico” di piani di voli precedenti sulla stessa rotta per verificare se vi sia stata una deviazione da quelli che sono i corridoi di volo che dovevano portare i due velivoli sulla zona di addestramento.
Oltre al conferimento dell’incarico per l’esame del Dna sui resti dei due piloti sinora recuperati – certamente due dei tre uomini – la Procura valuterà la possibilità di assegnare altre perizie quando sarà stato raccolto ulteriore materiale. Si tratta in particolare delle scatole nere dei due velivoli, una delle quali è già stata individuata nella zona collinare tra Tronzano e Casamurana – nella stessa zona dove era stato recuperato un battellino che a prima vista era sembrato un paracadute  – da una delle squadre miste che stanno battendo la zona e che l’avrebbero localizzata tra altri componenti dei relitti.
La scatola nera, che in realtà è di colore arancione, è stata avvistata dall’alto ed è stata recuperata da un mezzo aereo con un verricello. La strumentazione che ha registrato l’attività di volo dei due caccia verrà poi presa in consegna dall’Aeronautica.
La Procura di Ascoli Piceno ha disposto l’esame del Dna sui resti semicarbonizzati dei due piloti recuperati ieri nell’area in cui sono precipitati i due Tornado militari, i resti, appartenenti a due uomini, sono irriconoscibili e non è stato possibile fino ad ora identificarli.
Ma in campo, per quanto le compete, c’è anche la Procura militare di Verona che ha aperto un fascicolo a carico di ignoti relativo alla distruzione di beni militari dopo l’incidente aereo con i quattro piloti morti che ha coinvolto i due Tornado. E’ stato lo stesso procuratore militare Enrico Buttitta che coordina le indagini a rivelarlo spiegando che saranno sentiti alcuni ufficiali dell’Aeronautica Militare e verranno acquisiti documenti per cercare di fare luce sull’accaduto. E’ intenzione del magistrato militare raccogliere quanti più elementi utili alle indagini: testimonianze, foto, filmati, piani di volo e dati di controllo del traffico aereo, oltre alle scatole nere dei velivoli. Sulle ipotesi al vaglio per spiegare le ragioni della tragedia, il procuratore non si sbilancia, contrariamente agli investigatori ascolani: «Stiamo valutando – spiega – tutte le ipotesi».
Dal canto suo l’Aeronautica militare fa sapere che le ricerche dei due piloti che ancora mancano all’appello dei due «continuano finché non li troviamo oppure finché non avrà più senso continuare le ricerche» che oggi, via terra e anche dall’alto con mezzi aerei, si dovrebbero concentrare nella zona di Poggio An Su.
Le attività, spiegano dall’Aeronautica Militare, «continuano per fasi ben definite. La priorità al momento è la ricerca e il recupero dei due militari ancora dispersi, attività che vengono condotte senza sosta in volo dagli elicotteri dell’Aeronautica Militare e a terra dalle squadre dei soccorritori civili e militari. La massima attenzione è posta anche al recupero sul terreno dei materiali e di tutto ciò che è necessario per portare a compimento l’indagine tecnica. La fase successiva, dopo la messa in sicurezza delle aree, sarà il ripristino ambientale e paesaggistico delle aree coinvolte, in coordinamento con le autorità ed istituzioni territoriali competenti».
Le attività nella base militare di Ghedi, nel Bresciano, si sono ovviamente ridotte, rispetto alle esercitazioni quotidiane, anche perché alcuni militari da due giorni sono vicini ai familiari dei quattro capitani che sono ospitati nell’aeroporto.
Biglietti e mazzi di fiori, inviati da cittadini, in particolare di Ghedi, sono arrivati in queste ore nell’aeroporto militare alle porte di Brescia dove ha sede il 6/o stormo di cui facevano parte i quattro capitani rimasti coinvolti nell’incidente. Persone comuni, dunque, inviando mazzi di fiori e biglietti hanno voluto manifestare la loro vicinanza all’Aeronautica militare colpita dalla tragedia.
Tutto il paese sta esprimendo la sua vicinanza e il suo dolore. Le bandiere sono a mezz’asta Intanto, nella cittadina di Ghedi, alle porte di Brescia, le bandiere sono state poste a mezz’asta per onorare i piloti e, con ogni probabilità, nei prossimi giorni sarà proclamato il lutto cittadino.
Lo stesso sindaco della città, Lorenzo Borzi, ieri aveva parlato dell’incidente avvenuto nelle Marche come di un «dramma familiare» perché il paese convive da oltre 50 anni ormai con la presenza degli uomini e delle donne del 6° Stormo.
Nella base è arrivato stamani anche il Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, Pasquale Preziosa, per stare vicino alle famiglie dei piloti mentre nei pressi di Ascoli Piceno sono ancora in corso le ricerche degli altri due corpi dei militari. Alcuni familiari arrivati ieri all’aeroporto militare hanno chiesto di potersi trattenere proprio per poter seguire l’andamento delle ricerche assieme ai militari della base. Un’intera Comunità che si è stretta attorno ai familiari dei quattro piloti assieme alla cittadina di Ghedi.

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