Condannato perché picchiava i disabili, ora ammesso a un corso della Regione Liguria

26 Ago 2014 17:41 - di Gabriele Alberti

I maltrattamenti ai disabili nel padiglione “3D”  della residenza sanitaria di Vada Sabatia a Vado Ligure (Savona) sono stati scoperti e denunciati l’aprile scorso e  dodici operatori furono arrestati, alcuni messi ai domiciliari. L’orrore di quanto avveniva sembrava consegnato alla cronaca, invece – orrore nell’orrore – si viene sapere che uno di loro che ha patteggiato una pena di 16 mesi, ora avrebbe potuto tornare con disinvoltura a operare più o meno nella stessa veste nella quale si era macchiato di reato. Cronache paradossali di uno strano Paese in cui un patteggiatore di sentenze può essere considerato idoneo e ammesso a un corso di formazione finanziato dalla Regione Liguria per diventare tecnico animatore socio-educativo. Per fortuna a vigilare e a denunciare il caso c’erano il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale Marco Melgrati e il vicepresidente della Commissione Sanità Matteo Rosso. «È vergognoso che una persona che ha patteggiato per un fatto grave nell’ambito socio sanitario, perché picchiava gli ospiti di Vada Sabatia, possa riciclarsi operando di nuovo nelle strutture sociali, sociosanitarie e sanitarie della Regione Liguria». Forza Italia spiega che la persona ha potuto partecipare alla selezione per il corso promosso da “Isforcoop”, l’agenzia di formazione alla quale la Regione ha affidato il percorso formativo.

Dire che il caso suscita indignazione è dire poco. Umiliazioni, schiaffi, calci e pugni, violenze fisiche e psicologiche reiterate nel tempo, praticate con continuità su pazienti neuropsichiatrici: questo è ciò che avveniva nel padiglione del «Centro Vada Sabatia» trasformato in un girone infernale. Tutto era partito dalla segnalazione di un familiare di uno dei ricoverati arrivata al 117 che sosteneva che il parente non voleva più restare nella struttura perché chi lo accudiva lo picchiava. «Non fatemi stare con lui, quello mi massacra di botte», aveva detto ai familiari. Intercettazioni ambientali e filmati fecero emergere una condizione terribile, che  il pm Ferro definì «di agghiacciante gravità con una prepotenza e violenza di portata inaudita».

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