L’estremismo di sinistra non si smentisce mai: a Venezia scritte contro i Marò

7 Ago 2014 14:07 - di Redazione

Scritte ingiuriose contro i due marò trattenuti in India e contro la polizia sono state tracciate su un chiosco ai piedi del ponte dell’Accademia, a Venezia. A segnalare la presenza delle scritte Sebastiano Costalonga, responsabile degli Enti locali Città metropolitana di Venezia per Fratelli d’Italia-An, che ha chiesto al commissario straordinario Vittorio Zappalorto di intervenire per individuare i responsabili anche grazie al sistema di videosorveglianza dell’area. Sulla vicenda dei marò interviene decisamente il presidente della commissione Difesa della Camera Elio Vito (Fi): «Da novecento giorni Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono detenuti in India, novecento giorni di ingiustizia, una vergogna della quale non si aveva memoria dai tempi delle prigionie dei nostri militari nelle guerre mondiali», ha detto Vito, aggiungendo che «i nostri marò, che si proclamano innocenti, erano impegnati in una missione internazionale antipirateria, hanno diritto a essere giudicati in Italia ed a vedere loro riconosciuta l’immunità funzionale. Il Parlamento ha già votato alla unanimità affinché si adottino tutte le iniziative utili per la loro liberazione e per l’avvio dell’arbitrato internazionale: è venuto ora per il governo il momento di passare dalle parole ai fatti», conclude.
Ma probabilmente dietro all’intera questione c’è anche dell’altro, poiché il fatto che i nostri due fucilieri di Marina siano ancora trattenuti è assolutamente inspiegabile. Il procuratore generale indiano Mukul Rohatgi ha avvertito che la sospensione dei contratti di fornitura militare a cui partecipa il gruppo italiano Finmeccanica «potrebbe mettere in pericolo la sicurezza nazionale». Lo ha scritto il quotidiano The Times of India. Il parere di Rohatgi è stato richiesto dal ministero della Difesa che, secondo indiscrezioni non confermate ufficialmente, avrebbe congelato tutti gli appalti dell’azienda e delle sue controllate come conseguenza dell’inchiesta aperta nel 2012 sulle presunte tangenti nella fornitura all’Aeronautica militare indiana di 12 elicotteri AgustaWestland. Rohatgi, che è stato fino a pochi mesi fa uno degli avvocati dei due marò, teme che l’eventuale inserimento nella blacklist di Finmeccanica «possa mettere in pericolo la modernizzazione delle forze armate per un lungo periodo di tempo». Il neo Attorney general suggerisce di non bloccare i contratti che sono già ad uno stadio avanzato e dove il gruppo è già fornitore di materiale. Tra l’altro, una simile decisione è stata presa di recente per il produttore di motori per aerei Rolls-Royce, anch’esso sospettato di aver pagato dei mediatori. Secondo stime del quotidiano, Finmeccanica partecipa a gare d’appalto per un valore totale di 6 miliardi di dollari, tra cui la più importante è la fornitura di 98 siluri Wass da dislocare sui nuovi sei sottomarini francesi Scorpene in corso di realizzazione in un cantiere navale di Mumbai. L’India, inoltre, in questo periodo pare decisa a una svolta decisiva che le dia la spinta per uscire dall’immagine di sottosviluppo e di Terzo Mondo che le conferiscono i numerosi brutali episodi di sangue che avvengono nel gigante subasiatico: il governo indiano infatti ha dato il via libera all’apertura parziale ai capitali stranieri nei settori della Difesa e delle Ferrovie. La quota di investimenti diretti dall’estero è stata aumentata dal 26% fino a un massimo del 49% nelle joint-venture per la produzione di armamenti. Mentre per quanto riguarda le opere ferroviarie, sono ammessi per la prima volta capitali fino al 100%, cioè in gestione totale. La decisione è motivata dalla necessità di raccogliere finanziamenti per lo sviluppo di una moderna rete ferroviaria e per espandere la produzione nazionale di materiale bellico. La liberalizzazione era già stata prevista nella legge Finanziaria del 2014-2015 presentata a luglio dal neo governo di Narendra Modi e che riguardava anche l’apertura de settore assicurativo.

 

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