A messa lo scambio del segno della pace sia più sobrio: il Vaticano detta le nuove regole

1 Ago 2014 15:13 - di Redazione

Lo “scambio della pace”, il saluto tra i fedeli durante la messa, non cambierà di collocazione nel rito romano, ma il Vaticano chiede alle conferenze episcopali di renderlo più sobrio, senza confusioni né via-vai di persone, e senza canti particolari. E’ quanto si legge nella circolare che la Congregazione del Culto divino ha inviato nelle scorse settimane agli episcopati. Ne ha riferito il blog “Settimo cielo” del vaticanista Sandro Magister. Da tempo il dicastero che sovrintende alle questioni liturgiche, guidato dal dicembre 2008 dal cardinale spagnolo Antonio Canizares Llovera (lungamente dato in procinto di tornare a capo di una diocesi in patria), aveva preso in esame lo scambio del segno di pace, valutando la possibilità di spostarlo in altri momenti della celebrazione. La Congregazione, con una nota a firma di Canizares e del segretario, l’arcivescovo Arthur Roche, ha ora comunicato ai presidenti delle conferenze episcopali la decisione finale, approvata da papa Francesco il 7 giugno scorso: lo scambio della pace non viene spostato, ma si dovranno evitare eccessi che disturbino il raccoglimento proprio nel momento culminante della messa.

Anche Benedetto XVI aveva rilevato “l’opportunità di moderare questo gesto, che può assumere espressioni eccessive, suscitando qualche confusione nell’assemblea proprio prima della comunione. È bene ricordare come non tolga nulla all’alto valore del gesto la sobrietà necessaria a mantenere un clima adatto alla celebrazione, per esempio facendo in modo di limitare lo scambio della pace a chi sta più vicino”.

Dopo lo studio della questione si è deciso di far rimanere lo scambio della pace prima della comunione, dando però alcune indicazioni per ovviare agli inconvenienti. Soprattutto viene suggerito agli episcopati di adeguare le istruzioni nel messale, “passando ad esempio da gesti familiari e profani di saluto a gesti più appropriati”. Inoltre si indica la necessità che nello scambio della pace si evitino: l’introduzione di un canto della pace inesistente nel rito romano; lo spostamento dei fedeli dal proprio posto; l’abbandono dell’altare da parte del sacerdote per dare la pace ad alcuni fedeli. Si raccomanda di evitare che in certe circostanze – come la Pasqua o il Natale, i battesimi, le prime comunioni, le cresime, i matrimoni, le ordinazioni sacerdotali, le professioni religiose, le esequie – il darsi la pace sia occasione per felicitarsi o per esprimere condoglianze tra i presenti. Dell’esistenza della lettera si è saputo in Spagna, dove è stata trasmessa in questi giorni a tutti i vescovi. Ora si vedrà come essa verrà applicata nei vari Paesi.

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