Ultimo giorno in edicola per l’Unità. La solidarietà del Cdr del Secolo

31 Lug 2014 12:44 - di Redazione

Hanno ucciso l’Unità. L’Unità è viva. È un po’ come la canzone di Francesco De Gregori – “hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo” – la successione di titoli dell’Unità nelle ultime due giornate di uscita in edicola (dal 1 agosto cesserà le pubblicazioni). Oggi prevale l’ottimismo: “L’Unità è viva”, titola in prima pagina il quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924. Il direttore del quotidiano Luca Landò reagisce scrivendo nella seconda pagina: “Fate girare la voce: questo non è l’ultimo numero”. Per Landò, “Ora inizierà un partita nuova e diversa che avrà un commissario come arbitro: sarà lui, non più l’assemblea dei soci, a valutare le offerte per rilanciare il giornale”. “Perdonate l’ostinazione, ma quello che avete tra le mani non è l’ultimo numero dell’Unità. Lo dicono, lo chiedono, lo pretendono i lettori che da ieri stanno scrivendo senza sosta, ma anche le persone che ti fermano per strada per dire che non può finire così. Che non finirà così”. “Stando ai liquidatori – prosegue Landò – che ieri hanno incassato il no a sorpresa dell’assemblea dei soci a un piano di rilancio (proposto dal socio di maggioranza e sostenuto dai poligrafici e giornalisti), la palla, sotto forma di ‘domanda di concordato preventivo’, passerà ora a un tribunale che nominerà un commissario. A quel punto le cose potranno soltanto peggiorare o migliorare. Sembra banale ma è così. Peggiorare, perché se nessuno si farà avanti, la strada obbligata sarà il fallimento e addio ritorno in edicola. Migliorare, perché a quel punto verrà meno l’assurda regola del 91% prevista dallo statuto della Nie che ha paralizzato ogni tentativo di rilancio della società e della testata. Sarà il commissario – precisa Landò – e lui solo a decidere il peso e il valore delle offerte che arriveranno: niente più giochi o sgambetti e questo è già qualcosa”.

Il numero odierno dell’Unità schiera le firme di Walter Veltroni, Susanna Camusso, Alfredo Reichlin, Laura Boldrini, Massimo D’Alema, Emanuele Macaluso, Vittorio Emiliani, Massimo Adinolfi, Michele Prospero, Claudio Sardo, Maurizio De Giovanni, Paolo Di Paolo, Dacia Maraini, Andrea Di Consoli, Gianfranco Pasquino, Massimo Mucchetti,  Moni Ovadia. Battagliero e speranzoso il comunicato del cdr che ancora una volta chiede al Pd di passare dal tempo delle affermazioni a quello dei fatti.

In una nota il Cdr del Secolo d’Italia ha espresso solidarietà ai colleghi dell’Unità e auspica “che la crisi che sta attraversando la storica testata fondata da Antonio Gramsci possa concludersi positivamente con una soluzione che non pregiudichi la sopravvivenza del quotidiano e la “liquidazione” della sua struttura redazionale per mere logiche di mercato. La sospensione di una voce importante del panorama dell’informazione italiana, seppure distante per cultura, sensibilità e percorso politico dalla nostra – si legge nella nota del Cdr del Secolo –  è sempre una pessima notizia e una ferita al necessario pluralismo culturale che  determina l’identità di una nazione”.

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