Ue, il tetto del 3%? Invenzione casuale. Rampelli: non è un dogma, gli apprendisti stregoni devono spiegare…

8 Lug 2014 11:08 - di Redazione

La regola del 3% di deficit sul Pil “fu una scelta casuale, senza nessun ragionamento scientifico”, “dovevamo fare in fretta” ed “è venuto fuori in un’ora”. Lo dice Guy Abeille, meglio conosciuto come ‘Monsieur 3%’, l’uomo che rivendica la paternità del limite imposto nel patto di stabilità, che lavorava al ministero delle Finanze di Parigi. In un’intervista a Repubblica Abeille afferma che la regola nacque dalla volontà di Francois Mitterrand, eletto all’Eliseo, di “fermare la deriva” del deficit lasciato da Valery Giscard d’Estaing. “Avevamo pensato in termini assoluti di stabilire come soglia massima 100 miliardi di franchi. Ma era un limite inattendibile data l’alta fluttuazione dei cambi e le possibili svalutazioni. Quindi decidemmo di dare il valore relativo rispetto al Prodotto interno lordo che all’epoca era di 3.300 miliardi. Da qui il fatidico 3%”. La regola, spiega, aveva funzionato bene negli anni Ottanta ed “è stato Jean-Claude Trichet, allora direttore generale del ministero del Tesoro, a proporre questa norma durante i negoziati per il Trattato di Maastricht. Per paradosso, la Germania ha adottato la norma del 3% di deficit sul Pil fino a farne uno dei punti centrali del Patto di Stabilità. Trovo divertente che questa regola nata quasi per caso e oggi imposta dai tedeschi sia nata proprio in Francia”. “Immaginavo – conclude – che ci sarebbero stati degli studi più approfonditi, in particolare quando il parametro è stato esteso all’Europa. E invece il 3% rimane ancora oggi intoccabile, come una Trinità”.

Dichiarazioni che non sono ovviamente passate inosservate. Per Fratelli d’Italia è uno notizia paradossale su cui il ministro Padoan dovrà riferire in aula. “Già pronta un’interrogazione – spiega Fabio Rampelli – scopriamo che la regola del 3% del rapporto deficit-pil è stata una invenzione casuale ideata negli anni ’80 su richiesta di Mitterrand” e che è diventata senza alcuna ulteriore riflessione “la tavola dei comandamenti di Maastricht alla quale tutti i governi si sono ‘appecoronati’. La scienza continua a fare i suoi danni se non è supportata da senso critico e in Italia nessuno l’ha avuto”. “Desta sconcerto – conclude Rampelli – sapere che non ci sia nulla di certo in termini di politica economica e finanche di regole matematiche. Siamo nelle mani di apprendisti stregoni e di ‘avvelenatori di pozzi’ perché sappiamo tutti il peso avuto sul corpo vivo dell’Italia e dell’Europa ovvero su famiglie, imprese, Comuni”.

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