Stadi a rischio chiusura, l’allarme dell’Osservatorio del Viminale: si teme una resa dei conti Roma-Napoli

7 Lug 2014 19:18 - di

Il 2014 è stato l’anno della retrocessione: l’Italia è tornata all’emergenza di sette anni fa, al periodo di fuoco che portò alla morte dell’ispettore Raciti. Per qualcuno, però, è stato anche l’anno della “promozione”: per i violenti, che hanno reclutato quattromila ultrà, che nell’ultima stagione calcistica hanno aumentato del 37% gli incontri con i feriti nelle serie professionistiche. Solo la Lega Pro è in controtendenza con il -53%. In serie A si registra un aumento del 35% di feriti tra i tifosi e dell’80% tra le forze dell’ordine rispetto all’anno scorso. C’è il 20% in più di denunciati ed il +10% di arrestati. E ora anche gli ultrà fanno i conti con la loro crisi interna. L’organizzazione è diventata più liquida. Bastano una decina di schegge impazzite, che spesso assoldano quella massa utile per muoversi in blocco. Secondo l’Osservatorio delle manifestazioni sportive sono ormai il 10% del mondo ultras delle squadre che contano in Italia, poco più di quattromila persone. «Tutti pensano che a comandare a Napoli sia solo Genny ‘A Carogna – spiega un vecchio capo-ultrà della Curva B del San Paolo di Napoli – ma non c’è più il controllo. È come con la nuova camorra, ora che non ci sono punti di riferimento saldi, esistono tanti capi. Troppi e incontrollabili. Prepariamoci a una resa dei conti sulla vicenda Ciro». Per far fronte all’emergenza l’Osservatorio per le manifestazioni sportive del Viminale ha riunito una task force e avviato delle sperimentazioni. C’è già un pacchetto di misure messo a punto,  tra i vari dirigenti dal vice direttore Roberto Massucci, con alcune di queste sperimentate durante i play off di serie B e Lega Pro. Per esempio il biglietto elettronico, acquistabile in qualsiasi momento anche con una semplice app installata sullo smartphone e attraverso il quale è possibile risalire all’acquirente nello stadio. È anche previsto il Daspo di gruppo mentre l’interdizione passa dai cinque agli otto anni. Alcune normative Uefa sono invece disattese dalle società di calcio. Come il Supporter Liaison Office (Slo), per il dialogo con i tifosi, che in Italia è quasi inesistente. Per Lorenzo Contucci, “l’avvocato” degli ultrà: «Siamo vent’anni indietro rispetto ad altri Paesi». Negli stadi ci sono i tifosi, nelle gabbie gli animali. E gli stadi assomigliano sempre di più a una gabbia. Fili spinati, vetri rotti, coperture crollate, cancelli arrugginiti. Anche per questo «riportare le famiglie allo stadio» è diventato un mantra fallito. Molte strutture sono indietro di cinquant’anni. E se nulla cambia, secondo l’Osservatorio, sarà inevitabile la chiusura di alcuni impianti entro i prossimi due anni. Le situazioni più gravi riguardano gli impianti sportivi di Bergamo, Pisa, Bari, Palermo, Napoli, Bologna, Cagliari. L’Italia si colloca in fondo alla classifica europea, vicina ai Paesi dell’Est del Vecchio Continente. La Germania è alle prese da tempo con lo stesso fenomeno, di proporzioni ancora maggiori. La ricetta dei tedeschi è videosorveglianza, strutture moderne dimensionate ai rischi e lo Slo. Per questo raggiunge una media dell’80% di riempimento degli stadi. In Italia invece siamo scesi al 40%. Sempre meno, sempre più violenti. E senza compromessi. «Vogliono ridurci ai tifosi dei Mondiali, quelli con quei cappelli da pagliacci», dicono i nuovi ultrà. L’alternativa è condividere gli spalti con gli uomini cannone e i lanciatori di coltelli.

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