Marò, dopo il silenzio di Renzi arriva quello della Mogherini: «Se ne parla anche troppo…»

3 Lug 2014 18:34 - di

Poche parole imbarazzate che fanno seguito all’altrettanto imbarazzato silenzio di Matteo Renzi. Sulla vicenda dei due fucilieri italiani, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, detenuti in India da due anni il governo va avanti pianissimo. Tanto che tutti evitano strategicamente di affrontare il tema e quando sono costretti a farlo eludono il problema. Come ha fatto il premier durante il suo primo discorso da presidente dell’Ue. Una posizione analoga tenuta oggi anche da Federica Mogherini.Durante l’audizione alle commissioni riunite di Camera e Senato il ministro degli Esteri ha parlato di tutto e di più, si è dilungata a disquisire sul Medio Oriente, ha annunciato che entro dieci giorni farà visita a Israele e Palestina, si è soffermata sulla crisi ucraina, e ancora ha parlato di Libia e Egitto. Ma quando è toccato ai marò ha subito svicolato limitandosi ad affermare che sui due fucilieri «non siamo in una fase di riflessione ma in una fase operativa che non è né facile né breve» ma il «lavoro è costantemente in corso e il livello di internazionalizzazione è avviato anche se complicato». La titolare della Farnesina ha ribadito di lavorare quotidianamente con il ministro della Difesa Roberta Pinotti ma di voler usare «un eccesso di prudenza nelle comunicazioni perché una parte delle difficoltà sono venute da un eccesso di comunicazioni». E poi la frase ad effetto per tagliare il discorso: «È più utile una parola in meno che una parola in più». Un atteggiamento che è stato subito criticato da Giorgia Meloni. «Si sceglie di non parlare di qualcosa quando non si sa che cosa dire o quando una questione non si considera abbastanza centrale –  ha scritto su Fb il presidente di Fratelli d’Italia – Ed evidentemente il presidente del Consiglio Renzi e il ministro degli Esteri Mogherini non considerano così importante e seria la vicenda dei nostri due marò illecitamente trattenuti da oltre due anni in India. Questa posizione è esattamente la stessa dei loro predecessori e, come loro, Renzi e Mogherini non hanno né una strategia per risolverla, né quel coraggio di cui tanto parlano e che il premier ha addirittura indicato come parola d’ordine del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea. Non è chiaro, infatti, il riferimento alle tante ingiustizie sulle quali Renzi ha chiesto ieri a Strasburgo una reazione da parte della Ue, dalla storia di Asia Bibi in carcere in Pakistan perché cristiana, alle ragazze rapite in Nigeria da Boko Haram, alla giovane donna sudanese Meriam costretta a partorire in carcere, o alle ragazze della Primavera araba. Vuol dire che il capo del governo intendeva deliberatamente strumentalizzarle? Peccato, noi credevamo che volesse richiamare l’attenzione dell’intera opinione pubblica e di tutte le istituzioni. Ci siamo sbagliati».

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