Iraq, si scatena la furia dei jihadisti: dopo le chiese distrutte, rasa al suolo la moschea di Giona

25 Lug 2014 19:38 - di Redazione

I jihadisti dello Stato islamico (Isis) proseguono nel nord dell’Iraq la loro feroce campagna contro tutto ciò che considerano eretico. Con un’azione degna del cieco fanatismo dei Talebani che nel 2001 fecero saltare in aria le grandi statue del Buddha a Bamyan, in Afghanistan, i miliziani fondamentalisti hanno distrutto con l’esplosivo l’antica moschea di Giona, vicino ai resti di Ninive, dove la tradizione vuole che fosse sepolto il profeta ebraico, venerato anche da cristiani e musulmani. Un’autorità locale, Zuhair al Chalabi, ha inoltre detto che allo stesso modo sono state rase al suolo la moschea che porta il nome del profeta Daniele, oltre alla moschea sciita di Wadi Al Akhdar, mentre i miliziani integralisti sunniti si appresterebbero a distruggere anche quella di Najib Jader Mosque, “un altro importante monumento storico”.

Intanto, secondo fonti locali, l’Isis continua nella sua opera di ‘pulizia etnica’ di Mosul, la seconda città dell’Iraq, che il mese scorso è caduta nelle loro mani. I miliziani fondamentalisti hanno dato tempo fino a domani ai cittadini curdi per lasciare la città, come avevano fatto una settimana fa con i cristiani. La moschea di Yunis – Giona nella dizione araba – è solo l’ultimo luogo di culto distrutto ad opera dell’Isis, che dal mese scorso ha demolito chiese e diverse moschee sciite, oltre a mausolei di storici seguaci del Sufismo, la corrente mistica dell’Islam.

Alla popolazione rimasta in città, inoltre, sono state imposte regole di comportamento ispirate ai più stretti dettami della Sharia, la legge islamica, come l’obbligo per le donne di indossare il velo. Mentre forti dubbi suscita nella stampa e tra gli studiosi dell’Islam una notizia circolata in questi giorni secondo la quale sarebbe stata ordinata l’infibulazione di tutte le donne residenti nel cosiddetto Califfato islamico, cioè il territorio tra Iraq e Siria ora controllato dai jihadisti. In particolare, secondo testimoni locali, la moschea di Giona, sorta sulle rovine di un’antica chiesta nestoriana-assira, sarebbe stata presa di mira dall’Isis perché “luogo di apostasia e non di preghiera”, in quanto “frequentato sia da musulmani sia da cristiani”. Giona, infatti, è citato nell’Antico Testamento – secondo il quale avrebbe predicato a Ninive nell’VIII secolo avanti Cristo – ma anche nel Vangelo e nel Corano. Secondo la tradizione ebraica, il profeta si sarebbe salvato dopo essere stato inghiottito da una balena ed essere rimasto nel suo ventre per tre giorni. Dopo aver costretto chi era nella moschea a lasciarla, l’edificio è stato fatto saltare in aria. Successivamente i miliziani dell’Isis hanno completato l’opera con l’impiego di bulldozer e pale, invitando gli abitanti ad assistere allo spettacolo.

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