Ecco perché le riforme di Matteo Renzi portano dritti dritti al rischio-regime

15 Lug 2014 13:37 - di Italo Bocchino

Il pacchetto di riforme per il quale Matteo Renzi sta premendo sull’acceleratore è molto pericoloso per la democrazia italiana. A prescindere da come le nuove regole dovessero essere utilizzate dal premier in carica non si può negare che immettono nel corpo delle istituzioni il virus di un rischio-regime.

Ecco perché. Oggi il sistema istituzionale italiano è fatto di pesi e contrappesi che evitano derive autoritarie. Parlamento e governo giocano ruoli diversi, il capo dello Stato vigila sul rispetto della Costituzione, la magistratura è indipendente e la governa il Csm, la Corte Costituzionale boccia le leggi sbagliate. Certamente c’è troppa burocrazia e a causa dei troppi controlli incrociati il sistema va in tilt. Lubrificare l’iter legislativo e rafforzare il governo è quindi doveroso, ma far saltare tutti i contrappesi è invece pericoloso. Anche in Russia, dove l’attuale sistema spesso viene criticato quanto a tasso democratico, Putin deve vedersela con un contrappeso rappresentato da Medvedev.

Con il disegno di Renzi, invece, in futuro in Italia un uomo solo potrebbe far tutto, alimentando così il rischio-regime. Renzi è segretario del Pd, partito che al momento ha più del 40% dei voti. Con l’Italicum senza preferenze decide a tavolino i parlamentari che comporranno la sua maggioranza, preferendo i fedelissimi ai cultori della libertà di mandato. Con la stessa maggioranza otterrà la fiducia per fare il presidente del Consiglio dei ministri e potrà scegliersi da solo il presidente della Repubblica, visto che dal nono scrutinio è previsto che l’inquilino del Quirinale possa essere eletto a maggioranza semplice. Grazie al controllo sul Parlamento e sul capo dello Stato potrà poi determinare la maggioranza della Corte Costituzionale e del Csm, incidendo sul controllo delle leggi e sul governo della magistratura. Infine se agli italiani dovesse non andar bene qualcosa non avranno neanche più a disposizione l’arma del referendum, che la riforma ha spuntato portando da 500.000 a 800.000 le firme da raccogliere per proporlo.

Ecco perché Renzi ha fretta, vuol approvare subito le norme utili a costruire un sistema su misura per lui, forse utile alla governabilità e alla modernizzazione della politica italiana, ma al contempo pericoloso per il futuro.

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