E adesso Renato Vallanzasca rischia la revoca della semilibertà per due paia di mutande

10 Lug 2014 14:03 - di Redazione

Capello corto biondo cenere, baffi brizzolati, occhiali con montatura datata. Atteggiamento sofferente e dimesso. Si è presentato così Renato Vallanzasca ai giudici del Tribunale di Sorveglianza che dovranno decidere se revocargli o meno la semilibertà concessa nel 2013. «Sono molto stanco. Ridatemi il mio percorso»: quello che fu il mitico capo della Banda della Comasina, l’uomo condannato a ben 4 ergastoli e 269 anni di carcere, teme di perdere oggi i benefici per un fatto che certamente stride con un curriculum criminale di tale portata. Appare davvero incredibile, a meno di derubricarlo a raptus o aterosclerosi galoppante, che, entrato per far la spesa in un supermercato vicino casa e dopo aver acquistato mortadella e altre vettovaglie, l’ex bel Renè abbia inguattato nel borsone due paia di mutande. Certo, quando di menti criminali si tratta bisogna andarci cauti. Ma suona strano comunque. Anche perché sembrerebbero sparite sia la merce rubata sia le immagini delle telecamere di sorveglianza. Insomma, un mistero. 

Di e su Vallanzasca si è scritto e si è detto di tutto. Della sua astuzia, della sua ferocia, del suo fascino. Una scia di efferati omicidi, una serie di tentate e di riuscite evasioni, e poi rapine, rapimenti, donne, gioielli e fiumi di champagne. L’ultimo di una covata criminale meneghina che nel dopoguerra ebbe il suo culmine con l’ascesa di Luciano Lutring, il “solista del mitra” divenuto scrittore e pittore, deceduto lo scorso anno. Vallanzasca il suo conto con la giustizia l’ha comunque continuato a pagare. E’ rimasto dentro per quasi 42 anni: come neppure un capomafia. Ha avuto pure l’onore di essere celebrato in un paio di film, l’ultimo dei quali, «Gli Angeli del Male», diretto da Michele Placido. Ed è forse anche per questo che ancora oggi la sua vicenda fa notizia. Perchè se si stenta a credere che quet’anziano criminale stia da alcuni mesi, come egli stesso ha spiegato, mettendo da parte dei soldi in un fondo per risarcire i parenti delle sue tante vittime, altrettanto difficile da comprendere è il perchè di quest’ultimo grossolano errore. Errore che potrebbe costargli la revoca della libertà. Mistero.

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