Decreto sulla pubblica amministrazione, il governo pronto a ricorrere alla fiducia

29 Lug 2014 17:31 - di Redazione

Ufficialmente il governo non ha ancora deciso se apporre la questione di fiducia sul decreto Madia sulla Pubblica Amministrazione, ma tutto lascia pensare che alla fine sarà questa la strada che l’esecutivo sceglierà per venire a capo dei numerosi emendamenti presentati al provvedimento. Il decreto scade il prossimo 25 agosto ma è chiaro che Renzi non può avvicinarsi troppo a quella data senza esporre il testo al rischio decadenza, tanto più se si considera che non è ancora passato dal Senato. È stato il presidente della commissione Bilancio di Montecitorio, Francesco Boccia, a chiedere di sospendere i lavori dell’Aula per consentire ai deputati il tempo di esaminare e quindi di dare i pareri sui nuovi emendamenti al testo.

Per quanto riguarda il merito del provvedimento, una delle novità più significative – contenute in un emendamento firmato dal relatore, Emanuele Fiano, del Pd, – riguarda la soglia sotto la quale non può scattare il pensionamento d’ufficio per professori universitari e medici. In commissione Affari costituzionali della Camera si sta ragionando se innalzarla dai 65 ai 68 anni. Dovrebbe anche spuntare una distinzione nella categoria dei medici e un diverso trattamento per i ricercatori. Per medici ospedalieri il limite resta 65 anni, mentre per i ricercatori universitari scende a 62, come per il resto. Le proposte attendono i pareri della commissione Bilancio sulle coperture e poi il testo tornerà nell’Aula di Montecitorio.

Sempre sul fronte caldo dei provvedimenti del governo in attesa di conversione da parte delle Camere c’è da registrare il percorso che attende l’atteso decreto sulla competitività. Il termine per la presentazione degli emendamenti da parte delle commissioni Ambiente e Industria di Montecitorio e’ previsto per domani pomeriggio alle 16,00. Il provvedimento, che scade il 22 agosto prossimo, e’ già stato approvato con voto di fiducia al Senato. Una ragione in più per dedurne che almeno la prima decade di agosto vedrà impegnati deputati e senatori a schiacciare il pulsante delle votazioni senza alcuna possibilità di modificare i decreti sottoposti al loro esame.

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