Arrestato imprenditore: forniva alla camorra i suoi impianti per la produzione del calcestruzzo

10 Lug 2014 12:21 - di Redazione

Beni per un valore stimato in oltre cento milioni di euro sono stati sequestrati dalla Direzione Investigativa Antimafia (Dia) di Napoli a un imprenditore campano del settore del calcestruzzo affiliato al clan camorristico dei
Casalesi, Alfonso Letizia, 67 anni, originario di Casal di Principe (Caserta). Il sequestro è stato disposto dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e riguarda decine di immobili, automezzi, società e rapporti finanziari. All’operazione hanno partecipato i Carabinieri di Caserta e la Polizia Stradale di Campania e Molise. Secondo le indagini della Dia, Letizia era il punto di riferimento delle fazioni Bidognetti e Iovine del clan dei
Casalesi, in quanto metteva a disposizione della “famiglia camorristica” i propri impianti di produzione del calcestruzzo e le proprie strutture societarie. In cambio il clan camorristico gli garantiva condizioni di oligopolio sul mercato casertano imponendo ai cantieri le sue forniture di calcestruzzo.
Ci sono, in particolare, 81 terreni e fabbricati, 29 auto e moto, sette società e decine e decine di conti bancari e altri rapporti finanziari fra i beni sequestrati dalla Dia di Napoli all’imprenditore Alfonso Letizia, indicato da numerosi collaboratori di giustizia (da Carmine Schiavone a Luigi Diana e Augusto La Torre) come un preciso “punto di riferimento” del clan dei Casalesi. I suoi guai con la giustizia sono cominciati con l’operazione “Il principe e la ballerina” che, il 6 dicembre 2011, lo portò in carcere con altre 56 persone scoperchiando un complesso intreccio controllato dalla camorra e fatto di estorsioni, corruzioni, voto di scambio, inquinamenti elettorali, truffe ai danni dello Stato, falsi e riciclaggio dei soldi del clan. Per i Casalesi – secondo gli investigatori – Letizia era “un punto di riferimento” perché metteva a disposizione del clan i propri impianti di produzione del calcestruzzo e, in cambio, la camorra imponeva le sue forniture di calcestruzzo, naturalmente a prezzo maggiorato. Nel corso degli anni Letizia ha acquisito i siti per l’estrazione e vendita, ha costituito società, ha coinvolto i figli intestando loro quote sociali, ha tenuto personalmente i contatti con esponenti dei clan sfruttandone il potere di intimidazione – sempre secondo gli investigatori – per il proprio arricchimento. Fra le altre cose, nel corso delle indagini gli investigatori hanno rilevato un meccanismo (definito come “cooptazione camorrista del fornitore”), attuato nel momento in cui il clan ha individuato in Letizia il fornitore del calcestruzzo necessario per costruire un centro commerciale nel Casertano.

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